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Dopo la finitudine. Saggio sulla necessità della contingenza
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Dopo la finitudine. Saggio sulla necessità della contingenza - Quentin Meillassoux - copertina
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Dopo la finitudine. Saggio sulla necessità della contingenza

Descrizione


I moderni hanno l'oscura sensazione di aver perduto il Grande Esterno dei pensatori precritici. Dopo Kant, le forme del pensiero non possono più derivare da un principio o sistema che sia in grado di conterir loro una necessità assoluta: ormai il rapporto tra pensiero e mondo si riduce ad una inestricabile correlazione dell'uno nell'altro, che finisce per dissolverli entrambi. Contro questa impostazione, il "materialismo speculativo" di Meillassoux - sottraendosi alla triade criticismo-scetticismo-dogmatismo rivendica una realtà esterna indipendente da noi, assoluta e conoscibile, al solo prezzo della rinuncia al principio di ragion sufficiente. Ed è la scienza stessa ad intimarci di scoprire la fonte della sua assolutezza, che emerge insieme al senso della forma matematica del discorso scientifico. Dopo la finitudine, la contingenza rientra nell'alveo della necessità, l'assoluto torna ad essere la destinazione originaria del pensiero - che si lascia ora alle spalle ogni "fittizio supplemento d'anima".
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Dettagli

2012
20 giugno 2012
158 p., Brossura
9788857509037

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paolo
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Nel capitolo “ La Rivincita di Tolomeo” Meillassoux scrive: ciò che è matematizzabile è assolutizzabile… Assolutizzare il matematico, come abbiamo tentato di assolutizzare il logico, cogliendo dal criterio essenziale di ogni enunciato matematico una condizione necessaria della contingenza di ogni ente. In tutto il libro afferma che la Metafisica è obsoleta. Benissimo. Ma se poi uso concetti come ancestrale (ciò che esiste prima del pensiero, prima del soggetto e della correlazione con il soggetto) e parlo di necessità seppur contingente di assoluto, non rimango nel campo della metafisica? Se il mondo esiste prima dell’uomo e dopo la scomparsa dell’uomo mi si pone sempre l’eterna domanda metafisica, perché c’è qualcosa?

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