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Donare la morte - Jacques Derrida - copertina
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Donare la morte
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Donare la morte - Jacques Derrida - copertina

Descrizione


Testimonianza, amicizia, responsabilità, perdono, segreto: sono i termini che hanno permesso a Derrida di mettere a fuoco, in modo sempre più radicale, la realtà di generazione dell'io. In Donare la morte è il rapporto tra il segreto e la responsabilità che muove il lavoro del filosofo francese, che di questa coppia di termini rintraccia le strutture costitutive fino agli estremi limiti: al termine di una serrata analisi si scoprirà che il segreto non è semplicemente il nascosto, l'inaccessibile, ma il rapporto fra l'io e la sua origine, e che la responsabilità è il nome proprio dell'inappropriabile costituzione dell'io. Un terzo termine però spiazza ed inquieta il rapporto tra segreto e responsabilità: la morte, che viene pensata non tanto come mancanza e limite di un io che si suppone padrone di sé, ma come riconoscimento di un dono che è il movimento generativo dell'io che viene prima del suo esistere e del suo sapersi. Attraverso una lettura dei Saggi eretici di Patocka e delle discussioni sul rapporto fra il bene e il segreto in Platone e nel linguaggio cristiano, la morte viene indicata come il luogo senza luogo della verità dell'io. E ancora, nel racconto biblico di Abramo e del prospettato sacrificio di Isacco viene ulteriormente rilanciata la questione del segreto in rapporto alla responsabilità: rilancio che approda all'impossibilità di un'etica del dono che non si lasci misurare da un segreto abissale ed insieme generativo dell'umano. Delle risorse di questo segreto sembra vivere sia la questione della fede ebraico-cristiana, che apre la pensabilità di un segreto di Dio, sia la questione, come tale, del sapere.
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Dettagli

2021
17 dicembre 2021
Libro universitario
209 p., Brossura
9788816417274

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leo essen
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Se da un lato poniamo i Lumi e la Ragione critica, la Scienza e la Scienza applicata – la tecno-scienza – vediamo che la Ragione non può non mettere in opera una «fede» irriducibile, una fede indispensabile al discorso filosofico e scientifico. La Scienza e la filosofia debbono mettere in campo una fede giurata, la fede di un legame sociale, di una testimonianza, di un performativo di promessa che è già da sempre all'opera anche nello spergiuro o nella menzogna, promessa senza la quale non sarebbe possibile alcuna destinazione all’altro. Senza l’esperienza performativa di questo atto di fede elementare, dice Derrida, non ci sarebbe né «legame sociale», né indirizzarsi all’altro, né, in generale, alcuna performatività: né convenzione, né istituzione, né Costituzione, né Stato sovrano, né legge, né, soprattutto, in questo caso, alcuna performatività strutturale della performance produttiva che lega, fin nell’entrata in gioco, il sapere della comunità tecno-scientifica al fare, e la scienza alla tecnica. Se diciamo regolarmente tecnoscienza, precisa Derrida, non è per arrenderci a uno stereotipo contemporaneo, ma per ricordare che, più che mai, l’atto scientifico è, nella sua interezza, un intervento pratico e un performativo tecnico nell’energia stessa della sua essenza.

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LudovicoIlPio
Recensioni: 4/5

Necessaria riproposizione del Timore e tremore kierkegaardiano: la tentazione dell'etica può tenere il passo di fronte alla relazione con il totalmente Altro? In questo trattato, potremmo dire di filosofia della religione, Derrida ripropone l'episodio ebraico del sacrificio di Isacco, passando attraverso i saggi patockiani.

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Jacques Derrida

(El-Biar, Algeria, 1930 - Parigi 2004) filosofo e saggista francese. Docente dal 1965 di storia della filosofia all’École normale supérieure di Parigi, è stato dal 1984 direttore di studi all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Ha insegnato in molte università americane, tra cui Yale. Al 1967 risalgono le prime opere importanti, caratterizzate da uno stile metaforico e spesso oscuro, molto diverso da quello della tradizione filosofica francese: La voce e il fenomeno (La voix et le phénomène, 1967); Della grammatologia (De la grammatologie, 1967); La scrittura e la differenza (L’écriture et la différence, 1967). D. riprendendo in modo personale la nozione di differenza ontologica di M. Heidegger (l’irriducibilità dell’essere agli enti o alla loro somma), ha sostenuto che...

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