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Don Giovanni Minzoni. Memorie. 1909-1919 - copertina
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Don Giovanni Minzoni. Memorie. 1909-1919
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Don Giovanni Minzoni. Memorie. 1909-1919 - copertina

Descrizione


Il volume ci presenta il giovane prete romagnolo ucciso dai fascisti (Ravenna, 1885-Argenta, 1923) attraverso le pagine del suo diario nell'arco di dieci anni, dal 1909 al 1919, dall'ordinazione sacerdotale alle prime esperienze pastorali, dalle crisi spirituali alla Prima guerra mondiale. Il libro raccoglie le carte pubblicate per la prima volta da Lorenzo Bedeschi, scrupolosamente confrontate con le originali, più oltre cento pagine inedite recentemente rinvenute, ed è corredato da un prezioso inserto iconografico. Il tutto preceduto da un'ampia Introduzione e da una Nota di lavoro. Ne risulta un testo che ci offre una persona complessa nell'umanità e matura nella religiosità, un don Giovanni Minzoni nostro contemporaneo, calato nel suo tempo, con le sue passioni, le sue contraddizioni, la forte carica civile e l'ardente fede cristiana.
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Dettagli

2010
2 dicembre 2010
492 p., ill. , Brossura
9788881037520

Voce della critica

  Nel primo dopoguerra, divennero bersaglio delle violenze fasciste non solo i militanti della sinistra, ma anche appartenenti alle organizzazioni cattoliche: quello di don Minzoni rappresentò un caso esemplare perché, preso di mira dagli squadristi a seguito della sua condanna dell'uccisione ad Argenta del socialista Natale Gaiba, la sera del 26 agosto 1923 venne ucciso a sprangate. Minzoni, sensibile in gioventù alle suggestioni del modernismo sociale, dal 1910 come cappellano, e poi dal 1915 come parroco, volle organizzare i giovani e i lavoratori. Il sacerdote era convinto che il cristianesimo fosse un moto di redenzione anche civile e negli anni del seminario vagheggiò addirittura la possibilità di un incontro tra socialismo e cristianesimo, anche se la conoscenza di Enrico Ferri, eletto in Parlamento proprio nella circoscrizione di Argenta, gli fece mutare parere, e lo indusse alla conclusione che quella prospettiva politica, intrisa di materialismo e di massimalismo, fosse alternativa al cristianesimo. L'adesione ai principi della democrazia, tratti dalle letture giovanili degli scritti murriani e confermati anche dall'incontro personale che il seminarista ebbe con il leader del movimento democratico-cristiano nell'agosto del 1901, radicò in lui nel dopoguerra una forte avversione nei confronti di Mussolini. Il sacerdote decise di iscriversi al Partito popolare nell'aprile del 1923, dopo che il congresso di Torino aveva sancito la posizione antifascista del partito; scriveva nel suo diario: "Come un giorno per la salvezza della patria offersi tutta la mia giovane vita, felice se a qualcosa potesse giovare, oggi mi accorgo che battaglia ben più aspra mi attende. Ci prepariamo alla lotta tenacemente e con un'arma che per noi è sacra e divina, quella dei primi cristiani: preghiera e bontà. Ritirarmi sarebbe rinunciare a una missione troppo sacra. A cuore aperto, con la preghiera che spero mai si spegnerà sul mio labbro per i miei persecutori, attendo la bufera, la persecuzione, forse la morte per il trionfo della causa di Cristo". Minzoni rappresentò l'opposizione al fascismo, ma soprattutto rivendicò (insieme a Sturzo, Donati e Ferrari) la necessità che i cattolici fossero fautori di una politica democratica volta alla modernizzazione del paese. Il diario di don Minzoni, già pubblicato nel 1965 a cura di Lorenzo Bedeschi, viene ora riproposto con un documentato saggio introduttivo di Cerrato e di Melandri. Le sue memorie non sono un'autobiografia compilata a posteriori, dunque pensate come un progetto unitario, ma vennero scritte durante l'evolversi degli avvenimenti e redatte attraverso una scrittura quotidiana che si configura come una testimonianza della vita e delle riflessioni dell'uomo. Nell'ampia introduzione viene delineata la fisionomia colturale, religiosa e politica del sacerdote, ma soprattutto, sulla base di un importante lavoro di scavo archivistico, si ricostruiscono il contesto del mondo cattolico romagnolo, le reazioni suscitate dall'omicidio del sacerdote, nonché il dibattito che la pubblicazione del diario sollevò nel 1965, quando il fermento nel mondo cattolico era assai vivo e credenti come don Minzoni venivano giudicati come precursori di una fede radicale e militante rivendicata da molti. Daniela Saresella

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