Dodici racconti raminghi

Credo che siano i racconti brevi più spettacolari che abbia mai letto. Tutti e dodici.

E’ difficile trovare un autore che sappia affascinare con il suo racconto; travolgere con storie in cui la componente fantastica fa sempre capolino - anche quando sta narrando vicende che nulla, ma proprio nulla, hanno di fantastico -; ammaliare con descrizioni di luoghi che fanno sentire i profumi, vedere i colori, assaporare la sensazione di essere presente, quanto Gabriel Garcia Marquez. Questi dodici racconti, la cui genesi, incubazione e sviluppo, è raccontata dallo stesso autore nelle prefazione - che da sola varrebbe la lettura dell’opera - ci portano in giro per varie città europee, da Barcellona a Roma, da Parigi a Napoli, da Madrid a Ginevra, presentandoci una varia umanità che dall’America latina è venuta in Europa in esilio, in viaggio di nozze, alla ricerca di un’udienza pontificia o per estinguere un voto. Ogni storia è un piccolo gioiellino, perfettamente compiuta, anche quando è lunga solo poco pagine. La capacità di affabulazione dello scrittore colombiano è tale che pare di leggere dodici piccoli romanzi, dodici perle perfette. E ve lo dice una che, sinceramente, ama poco il racconto, lo trova spesso incompiuto, una bozza di una storia che avrebbe potuto essere e non è stata. Dodici capolavori assoluti resi ancor più magistrali dalla penna strepitosa di Marquez

Alcuni racconti sono veramente belli, altri mi sono sembrati poco interessanti. Si leggono, però , tutti molto facilmente perchè la scrittura è scorrevole e i personaggi sono ben delineati. Ciò che mi ha maggiormente sorpreso e che ho ammirato è la conclusione di ogni racconto, per niente scontata!