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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 1997
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"....O il silenzio. Che è così bello quando si è finalmente tranquilli e non si ha paura di nessuno..." Una piccola perla di un grande scrittore.
Recensioni
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Guanda ripropone, nella stessa traduzione, questo racconto di Giono che aveva già presentato nel 1997. Nell'attuale edizione il testo è accompagnato da un'introduzione che dà conto delle circostanze esterne che ne sono all'origine. Giono riceve e accetta una commissione: introdurre un libro d'arte che riproduceva le opere (per lo più ex voto) di Charles-Frédéric Brun, detto il Disertore, della cui vicenda biografica si sapeva soltanto che era di origine francese, e che intorno alla metà del XIX secolo aveva varcato clandestinamente il confine con la Svizzera per soggiornarvi fino alla morte. All'epoca della commissione, Giono è un affermato scrittore settantenne; non si sottrae però a uno sforzo di documentazione dal quale estrarrà non la verità sui misteri che avvolgono la vita del suo personaggio, ma una ricostruzione, per molti aspetti e in molti punti di pura fantasia, che dirà una parola in più, non ripetitiva, sul suo universo narrativo. Anzitutto, con Il disertore, Giono offre un'ennesima sfaccettatura di una figura centrale della sua fantasia: il transfuga, l'esiliato, l'anarchico che vive ai margini della società. Qui, però, il personaggio è estremizzato, è condotto fino al baratro, reale e metaforico, della morte per inedia, dal quale si ritrae solo quel tanto che basta alla pura sopravvivenza. Ma ciò che più di ogni altra cosa decide della superba qualità letteraria del racconto è la sconcertante vibratilità dei punti di vista (l'autore-documentarista, la voce narrante, il monologo interiore del personaggio, l'indiretto libero, il "noi" degli umili ma saldi abitanti dei villaggi alpini), che serve a Giono non tanto per ribadire la già al suo tempo stantia inafferrabilità del reale, quanto ad accostarsi il più possibile da presso alla mentalità contadina e montanara.
Paolo Mantioni
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