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Anno edizione: 2020
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Che cosa faresti se sapessi la data di scadenza di ogni cosa che ti capita: la vivresti lo stesso, con la certezza di perderla, oppure la eviteresti per non provare dolore? La storia di una donna, un uomo e un bambino che si riconoscono a vicenda. E riconoscendosi smettono di avere paura.
«Al centro di Dimmi che non può finire, in fondo, si trova la vulnerabilità della condizione umana, quella fragilità che ci costringe spesso a fare i conti con la perdita o il rifiuto, con il sentimento di essere invisibili o il bisogno di essere riconosciuti». - Michela Marzano, Robinson
– E quindi tu non vuoi essere felice perché poi finisce? E ti sembra una cosa buona? – domandò.
Fui spiazzata da come era arrivato dritto al punto.
– Se tengo a qualcosa, so quando finirà e anche che questo mi farà soffrire.
Allora lui, con gli occhi che parevano quasi piú grandi, mi disse una frase che non avrei mai dimenticato: – Sí, ma tanto poi ricomincia.
Fin da quando era piccola, Amanda crede di poter conoscere in anticipo il giorno in cui finirà ogni gioia che la riguardi: tutte le volte che una situazione la rende felice, le cifre arrivano in serie e puntuali a indicarne la data di scadenza. Cosí, per timore, lei gioca in difesa, sottraendosi a ogni possibilità di realizzazione e impedendosi di sognare. Non ha un fidanzato, abita in casa con la madre e non ha molti amici, a parte una soubrette tanto cinica quanto avvenente e una vicina che è anche la sua psicoterapeuta. Il giorno in cui perde l'ennesimo lavoro, Amanda accetta di occuparsi di un bambino di sette anni, sebbene i bambini non le piacciano, anzi, proprio per questo: se svolge un lavoro che non la soddisfa, allora quel lavoro non potrà perderlo mai. Samuele però le somiglia: è un po' disadattato, orfano di madre e bisognoso d'amore. Grazie al rapporto con lui e con suo padre, Davide, Amanda tenta di affrontare i nodi della propria esistenza, finché i numeri non la sfidano con una nuova data di scadenza. È il momento di scegliere se rinunciare ancora alla vita oppure, per la prima volta, rischiare.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
I libri della Sparaco sono sempre emozionanti, toccano nel profondo e lasciano il segno. In questo alla fine ci dice che il peggior nemico che possiamo avere siamo noi stessi. Da leggere
Lettura scorrevole e leggera ma mai banale. Bella l'introspezione della protagonista, la sua ironia mista a sarcasmo e i preziosi consigli della psicoterapeuta. Consigliato.
una lettura piacevole, ma nulla più. trama un po' banale, un po' scontata.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Amanda, Samuele e Davide. Ovvero la baby-sitter, il bambino e suo padre, un improbabile trio al centro del romanzo Dimmi che non può finire (312 pagine, 18 euro), di Simona Sparaco, edito da Einaudi dopo Nel silenzio delle nostre parole pubblicato da Dea Planeta (ne abbiamo scritto qui). Una bella storia sul senso della paura e dell’abbandono, sul timore che tutto debba finire e che quindi è bene non far proprio cominciare. Così la pensa Amanda Giudici, trentenne romana, che vive con la madre alcolizzata in una situazione di grave precarietà economica.
La vita di questa ragazza è segnata dai numeri che, a suo dire, le parlano, indicandole la fine di ogni cosa. Potere o maledizione? Entrambe le cose, perché la vita di Amanda finisce per esserne pesantemente condizionata, nonostante i rimproveri della sua analista Vanda, che la esorta a non credere a queste cose, ma al contrario la invita ad aprirsi alla vita. L’incontro con Samuele, bambino dell’alta borghesia, le consentirà di riconoscersi in lui e di allacciare una relazione sentimentale con il padre, suo ex compagno di classe alle elementari, ora stralunato ideatore di videogiochi. Ma niente è facile e ciò che sembra essere la felicità viene improvvisamente minata da una nuova data che pare volerla mettere in guardia dalla fine imminente di quella storia d’amore.
Tutto cambia, ogni cosa viene rimessa in discussione: i fantasmi del passato, il senso dell’abbandono riemergono con forza in queste pagine che non spiccano per originalità, ma che comunque regalano un’opera di facile lettura, intensa al punto giusto, delicata e pungente insieme, con un finale spiazzante. Dove i numeri recupereranno la loro centralità e il loro potere divinatorio.
Recensione di Alessandro Orofino
“E quindi tu non vuoi essere felice perché poi finisce? E ti sembra una cosa buona?” domandò.
Fui spiazzata da come era arrivato dritto al punto.
“Se tengo a qualcosa, so quando finirà e anche che questo mi farà soffrire”.
Allora lui, con gli occhi che parevano quasi più grandi, mi disse una frase che non avrei mai dimenticato: “Sì, ma tanto poi ricomincia”.
Siamo esseri umani, persone fatte di sentimenti, carne, ossa, fegato, cuore, polmoni e cervello, esperienze vissute e occasioni mancate, vittorie, sconfitte, passioni, rancori, rimorsi e rimpianti. Siamo gli esseri più complessi del creato e sebbene ci si ostini a non voler essere considerati “numeri” in realtà lo siamo. Anzi siamo parte di un complesso sistema numerico fatto di legami e connessioni invisibili. O almeno Amanda, la protagonista del romanzo di Simona Sparaco, la pensa così. Amanda è attratta dai numeri fin da quando era piccola, non tanto per la sua predisposizione per la matematica, quando piuttosto perché lei vede i numeri, li sente, li trova. O meglio, capisce che i numeri alla fine trovano lei, la trovano sempre. Ogni volta che qualcosa di bello accade nella sua vita, compaiono dei numeri che formano la “data di scadenza”. Tutto ciò che ama e la fa stare bene ne ha una. Così Amanda cresce proteggendosi dalle delusioni del mondo grazie ai numeri che, come amici fidati, si palesano quando deve essere messa in guardia da una possibile sofferenza. Privandosi della gioia di ciò che la fa star bene, Amanda crede di non soffrire e ne sarà convinta finchè l’infanzia, sotto le mentite spoglie di “un piccolo numero uno”, Samuele, non busserà alla sua porta nuovamente. Il numero uno in questione è inizialmente un lavoro che Amanda accetta senza troppo entusiasmo, convinta che non soffrirà se dovesse perderlo. In realtà il suo piccolo amico la conquisterà, portandola a rivivere e sconfiggere i fantasmi di un passato che credeva sepolti.
Amanda e i personaggi che le ruotano intorno si muovono tra due livelli: passiamo da una Roma tanto benestante e borghese quanto ipocrita ai quartieri più umili in cui ogni giorno le persone fanno i conti con le bollette da pagare e il frigorifero da riempire, sognando di vincere il premio in gettoni d’oro del programma televisivo del momento.
La numerologia, dapprima come spiegazione del mondo di Amanda, poi come mito da sfatare se vuole finalmente ricominciare a vivere, sono la cornice di questo romanzo che narra, attraverso le molteplici sfumature dei sentimenti umani, una semplice storia d’amore. Simona Sparaco, puntando dritta al cuore, ci racconta come dai cocci rotti due “non- famiglie”, quella di Samuele e quella di Amanda, se ne formerà una nuova a cui i numeri non riusciranno a dare alcuna data di scadenza. E finalmente, per una volta, possiamo dire che vissero tutti felici e contenti. Almeno nei libri.
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