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Anno edizione: 2020
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Con Il Diavolo in Francia, ora tradotto in italiano per la prima volta, Feuchtwanger si dimostra formidabile cronista di una vicenda assurda e paradossale.
Racconto acuto, ironico nella sua drammaticità, scritto in una prosa asciutta e al contempo riflessiva in cui l'autore riesce a vedere se stesso con l'occhio di uno scrittore e non di una vittima. Con la consapevolezza di narrare, in prima persona, una serie di episodi che preludono alla fine di un mondo. (...) L'opera piú importante di Feuchtwanger è la trilogia su Flavio Giuseppe, comandante delle truppe ebraiche ai tempi della guerra contro Roma, passato dalla parte dei Romani. Flavio Giuseppe era un traditore? O piuttosto un uomo colto che odiava i fanatici integralisti ebrei e ammirava il cosmopolitismo dei Romani? In ogni caso è lui il fondatore del canone della narrazione laica ebraica e forse il primo vero cronista di guerra. Feuchtwanger con ogni probabilità si identificava con Flavio Giuseppe, se non altro perché professava il cosmopolitismo come un modo di vivere e pensare. Ma capiva anche che l'Europa non era piú un luogo per i cosmopoliti. (...) E, amara ironia della storia, Il Diavolo in Francia , in questa Europa di oggi, dove la condizione del profugo e dell'apolide ci interpella perché specchio deforme e quindi fedele della nostra condizione umana, si rivela un testo piú che mai attuale.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Appassionante testimonianza di primissima mano su una fase drammatica dell'occupazione tedesca della Francia, nell'estate del 1940. Feuchtwanger, ebreo tedesco antifascista rifugiato nel sud della Francia dal 1933, finisce internato e maltrattato dai francesi collaborazionisti. Il tutto mentre la Wehrmacht si avvicina e minaccia di riprendersi tutti i compatrioti ricercati (che, nel prosieguo della guerra, sarebbero stati assassinati o deportati). Toccante, dettagliata cronaca di un autore saggio, sensibile, equilibrato, mai accecato dall'odio ma sempre in cerca di umanità. Scritta a New York, quando ormai si era messo al sicuro dopo una fuga fortunosa via Pirenei e poi Lisbona. Da consigliare assolutamente a chi si interessa di letteratura dell'esilio: per esempio ad Arthur Koestler o Klaus Mann. Prima edizione italiana in assoluto. Veramente un gran libro che ci ricorda quanto odio c'è stato nel cuore dell'Europa fino a pochi decenni fa.
Un racconto all'insegna della conservazione dell'umanità, dell'arguzia e della speranza, nonostante tutto. Persino di un po' di ironia su di sé: nella certezza, come scrive Feuchtwanger, che la follia paranoie di Hitler, alla fine, sarebbe stata sopraffatta. Un campionario di personaggi paradossali e strambi rende il libro vivo: il lettore vede uomini in carne e ossa, pregi e difetti, confrontarsi con l'ottusità e l'irragionevolezza piombate nel placido mondo in cui si erano rifugiati.
Gran bella memoria autobiografica, stesa con lo stile del bravo scrittore che è Feuchtwanger. Consigliata a chi - come me - continua ad essere interessato alla storia dell'occupazione nazista della Francia e del regime di Vichy. Da affiancare naturalmente a "Schiuma della terra" di Arthur Koestler.
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