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Di un nuovo complotto contro gli industriali - Stendhal - copertina
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Dettagli

1988
14 novembre 1988
128 p.
9788838905117

Voce della critica


scheda di Bertini, M., L'Indice 1989, n. 7

Accanto allo Stendhal romanziere, il pubblico italiano conosce da tempo - grazie a un buon numero di felici iniziative editoriali - lo Stendhal viaggiatore e l'appassionato di musica, il diarista e lo storico della pittura. Nelle pagine di questo pamphlet emerge uno Stendhal ancora differente: il lettore di economia politica, che cita Mill, Mac Culloch, Malthus e Ricardo e considera con preoccupazione un indirizzo di pensiero che gli pare carico di implicazioni illiberali: l'industrialismo. Saint-Simon, che aveva formulato la dottrina industrialista, era morto da poco; un gruppo di suoi discepoli sosteneva, sul settimanale "Le Producteur", la necessità di una riforma totale della società "sotto la direzione combinata dell'industria, delle scienze e delle belle arti". Stendhal, pur riconoscendo che le opinioni dei redattori del "Producteur" riguardo agli affari e al commercio erano "coraggiose e ragionevoli", pur apprezzando i loro sforzi per lo sviluppo di ferrovie e canali, temeva si profilasse, nei loro piani, un'immagine sinistra della società a venire: grandi industriali e banchieri avrebbero dominato la scena politica e culturale, riducendo sempre più ogni margine di critica e di dissenso. La storia dimostrava inoltre che industriali e banchieri, benché artefici di progresso economico, potevano facilmente compiere, in nome dei loro interessi, scelte tutt'altro che progressive. Il testo del pamphlet, brillante e ironico, è stato opportunamente corredato dal curatore, Marco Diani, di una ricca documentazione di lettere ed interventi polemici dello stesso periodo.

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Conosci l'autore

Stendhal

1783, Grenoble

Pseudonimo di Henri Beyle. A sedici anni si trasferisce a Parigi dove si impiega al ministero della Guerra. Nel 1800 raggiunge l'armata napoleonica in Italia e lavora come impiegato nell'amministrazione imperiale, viaggiando in Germania, Austria e Russia. Dopo la caduta di Napoleone si stabilisce in Italia, abitando soprattutto a Milano. Torna a Parigi nel 1821, vive collaborando a riviste con articoli di critica artistica e musicale. Dopo la rivoluzione del 1830 e l'avvento di Luigi Filippo viene nominato console a Civitavecchia. Muore a Parigi. Le sue opere principali sono: "Considerazioni sull'amore" (1822), "Il Rosso e il Nero" (1830), "La Certosa di Parma" (1839), "La Badessa di Castro" (1839), "Vita di Henry Brulard" (1890), "Ricordi d'egotismo" (1892), "Lucien Leuwen" (1894).

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