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Mentre il treno sferraglia riportandolo in Francia, Maigret ripensa alla sua trasferta olandese e al caso d'omicidio che ha appena risolto. Nessuno lo ha ringraziato per aver fatto luce in quel covo di sentimenti repressi, in quell'astio calibrato e ammaestrato ad arte. Nessuno lo ha avvicinato con mezza parola di sollievo, egli ricorda soltanto tracce di silenzi, di sguardi e di tremori. Perché? Una volta ancora è nell'atmosfera la vera cifra che permette di avere una risposta, quel rarefatto gioco di alzaie e di canali che lasciano mormorare la torbida acqua increspata di cui son fatti gli uomini, i loro trucchi dietro la compostezza, arie taciturne dentro bollori immani, e il tutto in un paesino che "sembrava un giocattolo messo per scherzo in riva al mare". Esiste il delitto perfetto o è impossibile? Rintocca spesso nella vicenda questa riflessione; e non a caso, dato che il contesto in cui la trama si gioca è proprio quello di un criminologo (francese) che viene accusato di un delitto. Sarà infatti la nazionalità del tizio a giustificare la presenza sul luogo di Maigret. Dunque l'ambiente, lo sfondo, è tutta lì la straordinaria essenza che ancora una volta Simenon districa fra le righe, un teatro di granitica mendacia difficile da respirare e comprendere quando leggiamo che "tutta quella vita era artificiale come una cartolina". Si tratta allora di entrare in ogni piega di carattere e setacciarne i sussulti, il nascosto, vedere "lo stesso spettacolo attraverso un cannocchiale rovesciato". Ne sortirà un giallo come all'inglese, con tutti i protagonisti nel finale riuniti in una sala dove ogni grumo di spiegazione verrà messo a nudo dal nostro amabile commissario. Che dirà a un certo punto: "Ci sono individui anomali, respinti, che approdano al delitto". Dove sia la ragione che porta a queste parole è nella lettura di un dramma che era a un passo dal compimento assoluto, dalla sicura impunità, giacché nel suo mirabile compiersi sfiorava i fasti del capolavoro.
Il commissario Maigret è chiamato a Delfzijl a condurre l'inchiesta sull'omicidio del signor Popinga,freddato una notte da un colpo di rivoltella nel giardino della sua casa. Il principale sospettato è l'arcigno professor Duclos,ospite in casa del defunto al momento dell'omicidio. Il commissario avrà un bel daffare in questo paesino da cartolina sull'Amsterdiep, nel quale vige un ordine istituzionalizzato ed una rigida morale protestante. Non mancano le prove sulla scena del delitto,nè i possibili colpevoli ed i depistaggi. Ma la tenacia ed il fiuto del commissario lo sosterranno anche in questa indagine,nello scoperchiare un labirinto di interessi e rancori diversi per ciascun personaggio ma accomunati dalla gelosia e da una espaserante sete di vita. Ho apprezzato l'intreccio narrativo, molto meno la tecnica di ricerca del colpevole troppo "scientifica" per un uomo come Maigret,che cerca le dissonanze dentro l'animo umano non dentro un dettagliato resoconto degli eventi. Lo definirei un Maigret appena riconoscibile.
Un capitolo di Simenon prima di dormire è sempre una garanzia di rilassamento e anche questo libro non tradisce le aspettative. Dopo aver letto/visto almeno una cinquantina di opere di questo autore devo però dare una nota di biasimo al Maigret in trasferta in Olanda dove lo stile di racconto non è il tradizionale. Al solito lavoro psicologico del commissario viene dato più spazio un’analisi più alla Sherlock Holmes o alla Poirot e con Maigret stona un po’. Comunque piacevole.
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