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Non riesco a comprendere il male che gli artisti portano dentro di se e che li costringe quasi a decidere di interrompere il loro percorso di vita in modo drastico. Una storia piena di controversia e lati oscuri.
Controverso e probabilmente di parte, Touching from a Distance (in Italia, Così vicino, così lontano), edizione 1995, è stata la prima biografia completa e di prima mano a trattare le vicende personali e musicali del compianto Ian Curtis e dei Joy Division. La penna è quella della vedova Deborah Curtis, nelle cui pagine scorrono emozioni e sensazioni talvolta contrastanti, che toccando tanto il rimpianto per la grave perdita, quanto un certo senso di rivalsa verso gli ex-membri dei Joy Division e verso il marito, soprattutto alla luce della relazione extraconiugale che lo stesso ebbe negli ultimi mesi di vita con la giornalista Annik Honoré. Da questa biografia traspare in maniera eloquente come il quadretto famigliare piccolo borghese (completato con la nascita della figlia nel 1979) sognato da Deborah Curtis, venga intralciato dal successo della musica dei Joy Division, manifestando segni di insoddisfazione per la poca presenza di Ian Curtis, sia come consorte che come padre della piccola Natalie. Il taglio di queste memorie è tormentato tra la tiepida felicità per il successo artistico dei Joy Division e le velleità di preservare e proteggere il nido famigliare, in un vortice che tocca pagine di impotenza e disperazione nelle ultime fasi della vita spezzata di Ian. Il libro ha ispirato il docu-film di Anton Corbijn, Control diretto nel 2007.
E' stata una gran bella lettura. Decisamente. Fin ora è l'unica testimonianza "da vici" che abbiamo di Ian. Tra l'altro è scritto molto bene.
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