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L'ipocrisia che questo libro nasconde è inquietante. Nessuno, e dico nessuno, costringe le donne a fare quello che fanno (a parte rarissimi casi). Se una donna decide di fare la velina al posto di laurearsi in fisica teorica, direi che la colpa non è dell'uomo. Ma il vittimismo femminista impera e quindi ecco questo libro.
Ci sono tre aspetti che caratterizzano tutto il libro, dando una particolare forma ai contenuti e alle convinzioni espresse. La prima è la passione civile, la testimonianza autentica di una persona “normale” che si indigna per quanto viene propagandato e trasmesso in televisione. Questa denuncia è sentita come urgente e pressante, non più rinviabile. La seconda è .la sensibilità tutta al femminile con la quale vengono trattati gli argomenti e c’è addirittura un capitolo, quello di “Zittite, non zitte”, dove questa sensibilità, questo modo di vedere e di sentire le cose diventa l’argomento dell’intero capitolo, forma e contenuto insieme. La terza è la speranza che le cose possano cambiare, migliorare. Di questa ne abbiamo tutti un gran bisogno e per nostra fortuna questo libro ne sprigiona sicuramente una certa dose. Per quanto riguarda quanto denunciato dal libro lo condivido e lo sottoscrivo
Sarebbe anacronistico, nel 2010, spegnere la televisione, poi spegnere internet, poi non leggere i giornali. Le informazioni ci arriverebbero comunque dalla pubblicità stradale, che siamo costretti a vedere se non vogliamo andare a sbattere. Ma, soprattutto, non vogliamo spegnere nulla per fingere di non vedere. Consiglio questo libro ai genitori delle e degli adolescenti, alle ragazze e ai ragazzi delle superiori che, come fa notare l’autrice, dimostrano di essere interessati all'argomento, ma anche a tutti quegli adulti che vogliono un altro tipo di informazione e di intrattenimento. Ci sono le leggi e i regolamenti, ignorati in mome della legge del mercato, ma cambiare questa anomalia tutta italiana si può. Certo, ci vuole impegno.
Recensioni
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