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"... È facile ricavare da queste opere che egli poneva come principio l'eterna Ananke, he anche il platonico Timeo immaginò coeterna con la divinità, e questo è l'impulso innato della natura di ogni cosa, che definisce triste, cioè dèmone sommo; e che Kronos generò il mondo, ossia il cielo, con innumerevoli cicli, e poi come terza divinità celeste pone Eros, per mezzo del quale sono create tutte le cose... come anche per noi Cristinai, che crediamo nell'Ipostasi che di necessità si incarnò, il Padre che è analogo a Kronos e lo Spirito Santo che è analogo ad Eros; poiché anche presso di noi lo Spirito Santo è chiamato amore" - Vita di Orfeo I
Il sottile e profondo fascino misterico degli Inni orfici è celebrato in questo Commento, l'unico superstite a oggi nel mondo, in lingua greca, in cui il trionfante platonismo d'età laurenziana si coniuga con le nuove istanze religiose, dando vita ad una sapientia filosofica e teologica, della quale erano depositari gli antichi teologi da Zoroastro a Ermete Trismegisto, Orfeo, Aglaofemo, Pitagora e Platone; essa fu trasmessa poi dai neoplatonici e culminò nella teologia cristiana, acme di un percorso iniziatico che conduce all'unità della Verità Rivelata. Il Commento con la sua esegesi ai Poemi orfici rivela il nucleo dottrinale del pensiero dell'autore, in cui la teologia, la teurgia e la magia cerimoniale insegnano all'uomo come giungere al colloquio con gli angeli e ricongiungersi alla divinità. Gli Inni sotto il profilo ieratico-teurgico sono preghiere pronunciate dall'uomo per entrare in comunione con il divino, sotto quello magico, canti in grado di vincolare, di incantare, di infondere potere in colui che deve essere incantato e iniziato, il μύστης. Sulla base della translatio sapientiae pagana e biblicocristiana gli Inni orfici riproposti in questo Commento in chiave moderna rivendicano, sulle orme di Ficino, il connubio fra pia philosophia e docta religio. L'orfismo del Rinascimento è un rinascimento dell'orfismo, è la rinascita dei miti orfici ma soprattutto l'elaborazione delle dottrine orfiche in campo filosofico.
«... è facile ricavare da queste opere che egli poneva come principio l'eterna Ananke, che anche il platonico Timeo immaginò coeterna con la divinità, e questo è l'impulso innato della natura di ogni cosa, che definisce triste, cioè dèmone sommo; e che Kronos generò il mondo, ossia il cielo, con innumerevoli cicli, e poi come terza divinità celeste pone Eros, per mezzo del quale sono create tutte le cose ... come anche per noi Cristiani, che crediamo nell'Ipostasi che di necessità si incarnò, il Padre che è analogo a Kronos e lo Spirito Santo che è analogo a Eros; poiché anche presso di noi lo Spirito Santo è chiamato amore.» – Vita di Orfeo I
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