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"Stamattina il tempo è bello.Guardo dalla finestra e non è cambiato niente.I nostri vicini sono lì con il loro bambino.La donna gli dà il biberon.L'uomo li guarda.E io penso che la vita deve essere così.Tranquilla.Li invidio.Sanno che domani saranno ancora qui e anche dopodomani.Che se traslocano sarà per loro scelta.Avranno cercato una nuova casa.Ci avranno pensato.Si saranno preparati.Se cambiano città,sarà lo stesso.E se decidono di cambiare paese,idem.Noi non decidiamo niente.Mai.Subiamo fin dall'inizio.Non abbiamo scelta.Se uno di noi viene arrestato,se la polizia viene a prenderci,ci potremmo ritrovare a Luanda nel giro di poche ore.Senza valigie,senza soldi,senza niente.In una città che non conosciamo.Non smetto di chiedermi che cosa deciderà papà.Restiamo?Domani saremo ancora qui?" E' il diario di una ragazza angolana che vive a Parigi con la sua famiglia, sotto il governo razzista di Sarkozy, ma potrebbe essere benissimo una storia ambientata in Italia. L' ignoranza dilaga in tutta Europa. Passerà. Ci conviene, altrimenti faremo una brutta fine: loro sono tanti, incazzati e affamati. Abbandoniamo per un attimo la questione etica, visto che con certi personaggi non si può parlare dato il loro quoziente intellettivo: il punto è che l' accoglienza e l' integrazione, che ci piaccia o no, sono vitali per le nostre società vicine al collasso. Gli uomini e le donne che noi chiamiamo con disprezzo clandestini hanno qualcosa che abbiamo perso da tempo: la determinazione, il sogno di una prospettiva, la fame di una vita migliore. Saremo noi a doverci integrare con loro e saranno loro a guidare il futuro dell' umanità. Io dico finalmente. Diceva l' ultimo capo indiano che si arrese all' esercito degli Stati Uniti:"Bene, noi pellerossa abbiamo vissuto 4000 anni in queste terre, sarei curioso di sapere quanto tempo resisterà l' uomo bianco". Secondo voi?
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