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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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Gli orchi di David hanno nomi come Annie, Luter, papà... È piccolo, ha paura di loro, del mondo intero; unico porto sicuro l'abbraccio del corpo e degli occhi di sua madre. La New York che parla yiddish è la sua nuova casa ora, ma si sente a suo agio come sulle soglie dell'inferno. Il cognome Roth, come Singer, non è ovviamente garanzia di ottima scrittura sebbene sia istintivo pensarlo, e una prova la fornisce immediatamente proprio il nostro Henry. Dopo un avvio incoraggiante, chiamiamolo pure sonno quello indotto da 'sti personaggi insistiti, poco credibili e poco digeribili in una storia un bel po' strascicata, con le situazioni perennemente al limite della tragedia che risultano stancanti, costruita e tenuta insieme piuttosto faticosamente. Avesse condensato il tutto in metà libro lo avrei stimato di più e non avrei sentito, così pungente, la nostalgia di Richler, Némirovsky, Potok, e i Singer Bros, appunto. Indubbiamente belle le ultime venticinque righe dove il titolo si riempie di senso.
E' il libro della mia vita; il romanzo più coinvolgente, affascinante e formativo che mai mi sia capitato di leggere.
Quando mi chiedono quale sia IL LIBRO, non ho dubbi. CHIAMALO SONNO. Non sto qui a descrivervelo tutto... Cito solo una scena. La madre e la zia di David parlano tra loro, un po' in polacco, un po' in inglese... attente a che David non capiscano di quello di cui stanno parlando. Ma David un po' lo capisce. E un po' no. E quello che capisce è una rivelazione sconvolgente. Mentre mamma e zia parlano, David finge di essere concentrato a guardare fuori, dalla finestra, verso dei ragazzi lontani. Assolutamente inimitabile.
Recensioni
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