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Anno edizione: 1999
Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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Dopo la "Violenza e il Sacro" il libro appare un lungo tentativo di approfondire un tema che non aveva bisogno di ulteriore spiegazione. La prolissità del testo fa sì che si prosegua a fatica. Approfondire così tanto il tema si è rivelato controproducente per il nostro. Grazie allo sviluppo infatti si notano subito le povertà dogmatiche e l'intransigenza fanatica, avvolta nella carta di caramelle dell'antropologo delle religioni, E una stupefacente soluzione finale: dovremmo tutti rileggere i Vangeli, perché essi sono superiori a ogni studio psicologico, psicoanalitico, antropologico e sociologico. Vuole essere profondo ma in realtà sfugge, come tutti gli ontologi, nel regno di un ideale di purezza irraggiungibile per i comuni mortali. Il tipico problema delle religioni in tutte le epoche, "Noi siamo troppo superiori agli altri.. perché non ci capiscono?" Pronto a diventare paura "Gli altri ci temono perché hanno paura", pronto a diventare motto di ogni totalitarismo: "Noi siamo puri, dobbiamo difenderci dagli impuri.".
Ne "il capro espiatorio" Girard prosegue la ricerca antropologica (o, meglio, antropologico-filosofica) iniziata con "la violenza e il sacro", sul tema della funzione e il significato della persecuzione vittimaria. In questo secondo tassello, Girard si sofferma sul concetto di persecutorietà della mentalità sociale, osservando il suo evolversi dal mito, alla storia medievale e moderna, alla contemporaneità post-illuministica
La storia di un inganno giostrato maestosamente, che insegna molto su come ognuno di noi possa fare la differenza condizionando le vite altrui attraverso le proprie relazioni. Un libro bellissimo. Ma da una penna così… non si poteva rimanere delusi.
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