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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2016
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Concisione, ironia e vocazione immaginifica sono alcune delle qualità che animano Bestiario, raccolta di ventitré bozzetti – microfinzioni, si direbbe senza esitazione in area ispanica – dedicati al mondo animale da Juan José Arreola, scrittore messicano celeberrimo in patria. Uscito nel 1963 e solo ora tradotto brillantemente da Stefano Tedeschi per Sur, Bestiario si inserisce tra i capolavori del racconto breve ispanoamericano.(…) Si è rapiti infatti, dal proliferare quasi barocco di aggettivi, immagini, concetti con cui Arreola popola il proprio zoo: lo struzzo, “sgangherato, sensuale e arrogante”, le zebre “anonime e solipedi”, il rinoceronte, “toro blindato, accecato, inferocito” durante l’assalto, ma “bestia malinconica e ossidata” in cattività.
Quella che ci si offre è una galleria di animali antropomorfizzati che sfilano davanti ai nostri occhi, trasformati – attraverso l’analogia o la metafora di gusto surrealista – sempre in qualcosa d’altro: il rospo è “come un cuore buttato per terra” , gli uccelli rapaci “tutti, falconi, aquile, o avvoltoi, ripassano come frati silenziosi il loro noioso libro d’ore” : puro divertimento per il lettore. La corrispondenza tra uomini e animali – già specchio deformante dei vizi e delle virtù umane nei bestiari medievali – viene qui ripresa ma con intenzione ludica. Arreola, infatti, esalta il paradosso per arrivare a soluzioni inattese, neutralizzando ogni istanza esplicitamente allegorica o moralizzatrice: ne viene fuori un mondo alla rovescia che abolisce la distanza tra l’uomo e il regno animale. Natura e cultura, pertanto, non sono più nettamente separabili, l’una prefigura o spiega l’altra, come ci dimostra, ad esempio, il gufo: “capitello armonioso di piume elaborate che sostiene una metafora greca; sinistro orologio d’ombra che segna nello spirito un’ora di stregoneria medievale (…) la migliore illustrazione per i libri di filosofia occidentale” .
Chiude il volume, impreziosendolo ulteriormente, la postfazione in cui un altro autore di racconti perfetti, José Emilio Pacheco, rievoca le circostanze della genesi di Bestiario, l’incontro con Arreola e di come divenne suo “amanuense”.
Recensione di Anna Boccuti
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