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Descrizione



Il primo racconto visivo completo di uno dei più grandi intellettuali italiani.

Meglio di chiunque altro, Pasolini ha saputo leggere il proprio tempo, anticipandone l’intenzionalità. Soprattutto ha saputo vedere laddove altri, troppi altri, hanno scelto di chiudere colpevolmente gli occhi. Questo libro vuole riproporre la “disperata vitalità” del suo pensiero, capace di rimbalzare dalla parola all’immagine. Non solo una biografia illustrata, ma piuttosto un nuovo, spericolato viaggio visivo attraverso una mole imponente di preziosi documenti per la prima volta messi a disposizione dei lettori. Quaderni di appunti, manoscritti, dattiloscritti, le prime poesie in dialetto friulano, le sceneggiature dei film, i corrosivi “scritti corsari” destinati ai quotidiani, fotografie e disegni si snodano come un flusso inarrestabile scandito da provocazioni taglienti, intuizioni fulminanti, diagnosi implacabili.
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Dettagli

2
2015
19 novembre 2015
320 p., ill. , Rilegato
9788861902268
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Indice


Dall'introduzione di Guido Harari

SI FANNO LIBRI PER RIMANERE SOLI DI FRONTE ALLA NECESSITÀ DI SAPERE CIÒ CHE SIAMO

Si fanno libri per viaggiare dentro altre vite. Si fanno libri per accendere gli spiriti. Si fanno libri che si vorrebbe come amuleti. Per tutte queste ragioni avete ora in mano Bestemmia. Anche noi, come un tempo Pasolini, ci rivolgiamo – chissà – “a un lettore nuovo”, senza altro proposito che quello di offrirgli uno sguardo lungo sulla magmatica fabrica pasoliniana, privilegiando un contatto diretto con la scintilla creativa, con il lampo del pensiero e della volontà. Questo è una specie di libro zen: un distillato impossibile di migliaia e migliaia di folgorazioni, visioni, abbozzi, scritture, riscritture, innesti, rifacimenti, progetti di opere future, appunti, compilazioni di indici, poesie, prose, drammi, sceneggiature, articoli, saggi, disegni, quadri, storyboard, taccuini, diari, corrispondenze, documenti legali, ritagli di giornali, volantini, manifesti, libri, dischi, oggetti personali e fotografie, tutti in continua osmosi malgrado la loro stupefacente eterogeneità. Un caleidoscopio di documenti, in parte inediti o presentati per la prima volta nella loro forma originale, che si è scelto di proporre in un ininterrotto piano sequenza, scanditi soltanto da una cronologia essenziale, senza intenti filologici né ambizioni di completezza, che in questa chiave sarebbero stati improponibili. La “perennità” di Pasolini sta nella “sistematica inattualità” della sua rabbia intellettuale e nell’esigenza di una negazione totale nei confronti della società e della cultura italiane, che lo hanno sempre considerato un corpo estraneo da emarginare o espellere. Pasolini ha pre-visto tutto e lo ha fatto da poeta prim’ancora che da intellettuale: “non sono un pensatore e non ho mai aspirato ad esserlo. A volte entro il contesto di un’ideologia mi viene qualche intuizione, e così mi è capitato di precedere gli ideologi di professione. (...) Quel che conta è la profondità del sentimento, la passione che metto nelle cose; non sono tanto né la novità dei contenuti, né la novità della forma”. come ha scritto Piero Bevilacqua, “Pasolini vede con sconvolgente capacità anticipatrice, da poeta, con una sensibilità esasperata, il lato nascosto, ancora invisibile, ma distruttore di un grande processo, che è anche di emancipazione. è come se l’amore per la bellezza, la nostalgia del passato, la sensibilità poetica creassero nella sua mente una chimica speciale dell’intelligenza, capace di sfondare la coltre contraffatta della realtà e guardare oltre”. Forte del suo intransigente e appassionato pessimismo, Pasolini ha levato sempre più alto il suo grido – “siamo tutti in pericolo” – contro l’irreligione del suo tempo e i fantasmi che già si agitavano sul futuro: dal consumismo dissipativo al genocidio culturale, al male incurabile dello sviluppo, alla liquefazione di una modernità che ha ritirato le sue promesse, alla pietrificazione della politica, alla crescente irresponsabilità sociale, alla reversibilità storica delle conquiste civili e culturali, all’irreparabile perdita della sacralità e della bellezza, della memoria, della purezza. Pasolini è uscito di scena quarant’anni fa, precursore anche di temi come la decrescita felice di Serge Latouche e la modernità liquida di Zygmunt Bauman, un passo prima che la collettività sfarinasse nella connettività, il proletariato nel precariato e la globalizzazione cominciasse a fare i conti con un inarrestabile métissage culturale. ma già allora il suo bilancio finale era atroce: “La realtà lancia su di noi uno sguardo di vittoria intollerabile: il verdetto è che ciò che si è amato ci è tolto per sempre”. Già negli anni cinquanta il suo cruccio di decolonizzare l’immaginario, per usare le parole dello storico americanista Serge Gruzinski, individuava nella distruzione dei miti l’unica via per innescare una conversione di mentalità che consentisse di ricostruire la società umana. Può spaventare la funebre cupezza di certe parole di Pasolini, eppure essa altro non è che lo specchio della nostra cupezza, della nostra incapacità di insinuare uno stato di sogno e di meraviglia nella barbarie del nostro stato di veglia; di accogliere e coltivare una “purezza”, ormai perduta, di spirito e di sguardo; quello stesso da lui posato via via sulla natura e sul mondo contadino del Friuli, sul sottoproletariato romano, sui miti dell’antichità classica, sul terzo mondo e altro ancora. Per questo ha pagato di persona, con un processo di rimozione che è la peggior offesa non solo alla memoria della sua incontenibile vitalità, ma anche e soprattutto alla nostra intelligenza. su tanta desolazione risuona sempre quell’urlo straziante – “siamo tutti in pericolo” – a ricordarci che “non si lotta solo nelle piazze: la lotta più dura è quella che si svolge nelle coscienze”. Impossibile trovare miglior bussola oggi: “contro tutto questo voi non dovete far altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa a essere continuamente irriconoscibili (…) e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari a pretendere, a volere, a identificarvi con il diverso; a scandalizzare; a bestemmiare”. Guido Harari

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anna
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Una splendida edizione con delle foto meravigliose di Guido Harari, su uno degli esponenti culturali migliori che l’Italia abbia avuto, il grande Pasolini.

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anna
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Meravigliosa edizione con foto stupende di uno degli scrittori più impegnati e sensibili che abbiamo avuto.

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