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Questa notte dovevo di scrivere, scrivere di questa testimonianza che lascia in me, una sensazione di vaga malinconia: non è una sintesi della trama, ma una riflessione. Il romanzo è una ricerca fatta di voci raccolte, di storiografia, di archivio: la voce di Tina (Concetta Belfiore), una voce di Taranto, la voce di una emancipazione che riguarda il concetto più alto di donna. Con uno stile semplice ed elegante, e per questo anche efficace, una struttura gnoseologica finita e con un lessico non ridondante (l'aggettivo non appesantisce il periodo) viviamo una storia di riscatto romantico in una città che si trasformava in polo industriale. Sullo sfondo c'è l'Italsider, fautore di un cambio sociale; Nella sala della Barbiera nasce invece un'altra meraviglia: per una storia che sa di liberazione, che sa di melò. Nella sala della Barbiera passa una Taranto piccolo borghese e non, il tutto condito con altri caratteristi che gravano il mondo di Lino, che diventerà il compagno di vita di Concetta Belfiore: i giocatori d'azzardo, il contrabbandiere, il pappone, una amicizia con una disperata meretrice rassegnata al suo destino. La nascita di una famiglia. Questo è ciò che ascolto: uno scorcio di una Taranto degli anni '60 e '70 che richiama De Andrè e il maudit: questo romanzo è lo specchio di una vita sociale al tempo della nascita del polo. L'autrice ci regala il gusto della curiosità, per un lavoro riuscito in una Taranto, oggi, più complicata di ieri. E in tutto questo c'è Muscas Podda, di origine sarda la nostra scrittrice, che raccoglie e dona alla città di Taranto: “perchè una cosa buona è fatta per essere data o per essere ricevuta, come le cose belle”. Che questo romanzo possa essere un viatico verso la liberazione della donna e per un inno alla sua bellezza , come se fosse una freccia Deandreiana: “ come una freccia dall'arco scocca, vola veloce di bocca in bocca”. Seppur, come in questa notte, con un filo di malinconia.
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