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Anno edizione: 2013
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Ezio Barbieri e non Enzo Barbieri. Nato e cresciuto in via Pietro Borsieri a Milano, nel quartiere dell'Isola Garibaldi, un tempo noto per essere popolato da esponenti della Ligera, la tradizionale malavita milanese, Ezio Barbieri è noto per essere stato un famoso rapinatore dell'immediato secondo dopoguerra[1], il capo della banda della Aprilia nera. A bordo di una Lancia targata 777, come le automobili della polizia, Ezio Barbieri e la sua banda formavano posti di blocco improvvisati derubando passanti, rapinavano banche o realizzavano scorrerie aventi come bersaglio industriali colpevoli di fare gli incettatori di merce con la borsa nera. Le incursioni finivano spesso con la redistribuzione del bottino fra la povera gente del quartiere dove vigeva l'omertà sulla reale identità dei componenti della banda. Dopo numerosi arresti ed evasioni, fu infine catturato il 26 febbraio 1946 alla cascina Torrazza a Pero, e in quello stesso giorno il suo amico e complice Sando Bezzi venne ucciso dalle forze dell'ordine fra via Morandi e via Bolzano a Turro. Dopo aver tentato invano altre evasioni, Ezio Barbieri fu coinvolto suo malgrado nella più grande rivolta carceraria del secondo dopoguerra, "La Pasqua rossa" del carcere di San Vittore di Milano, esplosa il 21 aprile 1946 e sedata quattro giorni dopo, da cui lo scrittore Alberto Bevilacqua ha tratto il romanzo "La Pasqua rossa" in cui Barbieri è uno dei protagonisti[2]. Condannato a 30 anni di carcere duro, Ezio Barbieri iniziò una lunga odissea per i penitenziari d'Italia e solo nel 1971 inizierà una nuova vita in Sicilia da uomo libero come commerciante di vini e abbigliamento.
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