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Anno edizione: 2021
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Un libro intenso, che indaga personaggi capaci di lasciarci addosso anche il ritmo del loro respiro.
«Se nessuno crede alla caduta» fece Andrea, «allora cosa è successo?» Era strano, ma ci voleva coraggio a dirlo, a rendere reale un brutto pensiero: «Qualcuno l'ha ammazzato di botte». Le parole rimasero sospese nell'aria per qualche istante, poi la loro pesantezza le portò a terra con uno schianto.
Questo romanzo ha la scrittura tenue delle lampadine da poche candele che si utilizzavano negli anni Trenta. Dove il termine tenue vuole dire ombre, vaghe certezze, il mistero del silenzio quando la sera imbrunisce. È ambientato durante il fascismo, in un regime che in queste pagine è una seccatura, una parata inutile: per tutti, anche per i gerarchi in divisa. In un quadrilatero della vecchia Milano operaia, tra via Porpora e Lambrate, un uomo, un anarchico con il vizio dell'alcol, che si è perduto nonostante figli e famiglia, muore apparentemente per cause naturali. Ma per uno dei figli la versione ufficiale non regge. E comincia a indagare, aiutato dal fratello, da alcuni amici e da un meccanico ebreo. Ne esce un racconto che ha il giallo come pretesto ma che è la magistrale narrazione di un'epoca di mezze tinte, di espedienti e di furbizie, di antagonismi e di invidie, di opere d'arte importanti e collezionisti senza scrupoli, di opportunisti con la vocazione al fallimento, attratti dalla rovina come fosse una fosca forma di successo. Un mondo che sfocerà nel dramma della seconda guerra mondiale, ma senza clamori, come una fredda necessità della storia. Con lentezza, senza alzare la voce, con moderazione e misura, Flavio Villani si muove nella ruvidezza delle malinconie, descrivendo esistenze impaurite e ipocrite, senza valore e senza morale, che non ambiscono neppure alla forza, alla retorica della disperazione. La banda degli uomini è un libro intenso, che indaga personaggi capaci di lasciarci addosso anche il ritmo del loro respiro. E alla fine sapremo quello che è accaduto, ma soprattutto capiremo un po' di più di ciò che siamo e avremmo potuto essere. Un libro sottile e godibile che non rinuncia mai a farsi letteratura.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Accenno brevemente alla trama, costituita in buona sostanza da due storie che finiscono con l’incontrarsi: la ricerca, da parte dei figli, dei colpevoli dell’assassinio del padre e il furto, su commissione, di un quadro di grande valore. Si comincia con la descrizione di una Milano operaia di anteguerra (l’anno è il 1938) con un ex sindacalista che fa lo stradino, ma è dedito al bere in un modo esagerato, alcool che non assumerà più nella speranza di sopravvivere a una tubercolosi diagnosticata; e quasi ci riesce, ma una sera torna casa alla sua famiglia gravemente ferito, lui dice di essere caduto, di non chiamare il medico, ma quando questo arriva con notevole ritardo per la necessità che ha avuto di assistere un malato grave, il povero Carlin – così si chiama l’ex alcolizzato – è già morto. Poiché l’autopsia svelerà che è stato vittima di un pestaggio, i figli si mettono in cerca del colpevole, certi che la polizia non intraprenderà indagini per la morte di un poveraccio. L’ambientazione, l’atmosfera di una città oppressa dalla dittatura fascista è sicuramente apprezzabile e richiama alla memoria certe pellicole fotografiche noir di produzione francese. La vicenda del furto del quadro, che vede come protagonista un fascista della prima ora emarginato dal partito per aver alzato le mani su un superiore, è più convenzionale, ma acquista originalità nel momento in cui questa trama incrocia quella dei figli che vogliono vendicare il padre. Con l’incontro delle due trame le vicende si fondono ed è un bene perché i colpi di scena si susseguono. La banda degli uomini è senz’altro piacevole da leggere e in grado di avvincere dall’inizio alla fine.
Recensioni
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