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Anno edizione: 2020
Con questo libro si ripercorrono le tappe della costruzione delle matrici teoriche di quell’estesa galassia chiamata «autonomia», rintracciabili nella tradizione del pensiero «operaista», nelle riviste «Quaderni rossi» e «Classe» operaia», nell’esperienza militante di Potere operaio… E, ancora, si analizzano le specificità di un’esperienza rivoluzionaria di massa che ha segnato profonde differenze rispetto alle organizzazioni extraparlamentari e a quelle armate. Ma soprattutto, ci si chiede cosa, in questa storia, vi sia di ancora potentemente vivo e attuale.
Estremisti», «violenti», «provocatori», «mestatori», «prevaricatori», «squadristi», «diciannovisti», «fiancheggiatori», «terroristi». Questi sono solo alcuni degli epiteti coniati nel corso degli anni Settanta da illustri opinionisti, intellettuali, dirigenti di partito e di sindacato per definire gli autonomi, una variegata area di rivoluzionari attivi in quegli anni nel nostro paese. Il giorno 7 aprile 1979 un’imponente iniziativa giudiziaria imputò a decine di dirigenti e militanti autonomi di essere a capo di tutte le organizzazioni armate attive in Italia e il cervello organizzativo di «un progetto di insurrezione armata contro i poteri dello Stato». L’accusa, dimostratasi col tempo del tutto infondata, fece da iniziale supporto a ulteriori arresti di massa, detenzioni preventive nei carceri speciali, processi durati anni e condanne a lunghe pene. Ma gli autonomi erano davvero solo un coacervo di estremismo irrazionale, violento e disperato?L'articolo è stato aggiunto al carrello
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