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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2019
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Pensavo di essere abbastanza colto e raramente sbaglio una lettura… Si tratta pure di un Premio Pulitzer, sì sì ma... Vabbè, io dico come la penso. Il primo racconto è pretenzios… ehm, assai ambizioso: ha una scrittura densa di metafore e sinestesie che vorrebbero riprodurre la sensorialità di un sordomuto; ha descrizioni ininterrotte e sovrabbondanti su una trama esile, appena accennata e quasi incomprensibile per un non americano, a meno di note puntuali a personaggi e situazioni. Livvie è il più leggibile dei racconti, realistico e psicologico insieme, delicato ed empatico, ed è dedicato (cosa notevole per l’epoca) a personaggi afroamericani, alcuni relativamente benestanti, anche questo interessante. Lo stile degli altri racconti non si allontana molto dal modello del primo racconto, dove però aveva un senso, salvo oscillazioni verso stili, sempre americani, un po’ diversi: Faulkner, Hemingway e altri che non saprei individuare con certezza. Nel secondo racconto, per esempio, ci sono somiglianze con il conterraneo Faulkner, con una spruzzata di ironia e situazioni alla Twain: è una raffigurazione d’ambiente, quindi di luoghi, personaggi e abitudini, nonché di un certo gergo, ma non scompaiono del tutto le descrizioni preziose e poco referenziali. Insomma ho faticato maledettamente a terminare la lettura, come non mi capitava da anni. Sì, lo so, Gadda, certo certo, piace pure a me, tutto quello che vuoi, ma sarà colpa della distanza culturale, della traduzione o della quasi assoluta assenza di note al testo, ma a me la scrittura accesa, raffinatissima, e la scarsa referenzialità impedivano di capire e di apprezzare. Segnalo, a p. 58, le scelte (discriminatorie?) della traduttrice: i “negretti” [sic] parlano in un italiano vagamente meridionale (“A nonno il fulmine ci disegnò un forcone sulla guancia”)! E poco dopo, meglio ancora, in un italiano che unisce toscano e parlata meridionale: “Noi sempre si parla così tanto… è che mo state così zitti che ci sentite”!...
Di Eudora Welty sto cercando di leggere tutto quello che trovo ma finora questi racconti sono la cosa più vicina a Faulkner che abbia mai letto. Bellissimo poi come mescoli la Storia con le storie dei personaggi, si attraversa tutto questo Sud degli Stati Uniti come guardando una fotografia.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La mia lettura di Eudora Welty continua ed è sempre più sorprendente: in questa ultima raccolta di racconti si viaggia indietro nel tempo, in luoghi ed ere dove ci sono vagabondi, predicatori, uccelli maledetti, fughe, locande, banditi. Tutto sembra avvolto in un’atmosfera biblica (oppure, semplicemente, southern gothic), a volte è difficile avere una presa salda sul testo ma, poi, quello che rimane dopo la lettura ha sempre un inconfondibile sapore di grande letteratura.
Marta
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