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storia scorrevole, scrittura piana, un paio di timidi risvegli in una complessiva assenza di emozioni
Una bella penna, dai tratti pittorici, poche pennellate e subito abbiamo davanti agli occhi l'immagine ricercata dalla scrittrice. La storia è originale, lo stile cinematografico quasi come fosse già una sceneggiatura. I personaggi sono appunto "dipinti" per sommi tratti, questo toglie forse un po' di dettaglio ma non intacca la profondità. Sarà interessante vedere il film.
Mi è piaciuto, scrittura semplice, ma non banale, frasi concise e parole asciutte, ma la sostanza c'è e la storia anche; finale bellissimo.
Recensioni
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L’Arminuta è il tragico racconto di un doppio abbandono, ma è anche una storia di incontri e di complessi legami familiari dai quali si trae la forza di resistere e andare avanti.
Abruzzo anni ’70. All’età di tredici anni, una ragazzina si presenta alla porta della sua nuova casa: è l’Arminuta, “la ritornata”. Ceduta dai veri genitori a una cugina che non poteva avere figli, la bambina viene restituita all’improvviso alla numerosa e umile famiglia d’origine. Partendo da questo indelebile ricordo la protagonista e narratrice, ormai adulta, ripercorre la sua infanzia e il tormentato rapporto con le figure materne contrassegnato in modo irreparabile da abbandoni e separazioni, silenzi e incapacità di comunicare. Dal giorno di quella inspiegabile restituzione l’Arminuta bambina sente infatti di non appartenere a nessuno e si ostina a ricercare delle ragioni che rimarranno a lungo senza risposta, finché l’immagine stessa di madre come rifugio rassicurante e luogo affettivo inizia a sgretolarsi nella sua mente e a svuotarsi di qualsiasi significato.
In una situazione familiare così frantumata l’autrice lascia spazio, però, anche al riscatto della protagonista che trova il sostegno e la protezione della sorella minore Adriana, con la quale instaura un sincero rapporto di complicità che la porta a lottare e ad affrontare il passaggio alla vita adulta.
Attraverso una scrittura scarna, asciutta e incisiva – che richiama l’aspra terra abruzzese in cui si svolge la vicenda - Donatella Di Pietrantonio affronta i lati più oscuri e inaspettati della maternità e mette in luce le sofferenze e i sentimenti più profondi dei suoi protagonisti. Una storia di resistenza e solidarietà tra donne che merita l’attenzione di ogni lettore.
Recensione di Adriana Costanzo
A cura del Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori
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