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1989
1 gennaio 1989
344 p., ill.
9788877570017

Voce della critica

LIFSIC, BENEDIKT, L'arciere da un occhio e mezzo

KAMENSKIJ, VASILIJ, Il cammino di un entusiasta
recensione di Piretto, G.P., L'Indice 1991, n. 1

Che i primi vent'anni del Novecento siano stati in Russia l'epoca culturalmente più ricca, vivace e creativa è fuori di dubbio. Arte, letteratura, euforia e politica si mescolavano. Correnti, tendenze, interessi affini e disparati convivevano, più o meno pacificamente. Autori, artisti, fanatici non perdevano occasione di manifestare il proprio talento o la propria voglia di esistere nello smanioso desiderio di lasciare tracce, di dirompere, di provocare.
I due volumi di cui qui si parla registrano entrambi sensazioni, notizie, eventi legati proprio al primo ventennio del Novecento russo, quando attese, aspettative, delusioni ed entusiasmi improntavano la vita culturale, sconfinando con veemenza sempre maggiore in quella quotidiana. Si tratta di due opere che sarebbe banale e riduttivo definire memorie, e dalle quali emerge un quadro quanto mai autentico, credibile e coinvolgente di quella realtà.
Le pagine memorialistiche di Kamenskij (poeta futurista, 1884-1961: autore di ben cinque autobiografie, in epoca sovietica peccò di eccessivo servilismo nei confronti di Stalin) sono condotte, fin dal titolo, sul filo dell'esuberanza, dell'entusiasmo: da quello infantile, che non risparmiò il futuro poeta fino a divenire per lui quasi una predestinazione, che vedrà mescolati nella sua vita entusiasmi personali e storici sullo sfondo della Russia a cavallo della rivoluzione. A quello dell'autore si combinerà l'entusiasmo del popolo russo per la poesia, veicolo di riforma e novità, quello delle tourn‚e poetiche, delle serate ai cabaret "Cane randagio" e "Vienna" di Pietroburgo, al "Caffè dei poeti", sito nella sede di una lavanderia, e così per molti altri fattori ed elementi della vita fra 'bohème' e provocazione degli intellettuali di allora.
Del vari personaggi che si alternano nelle sue pagine Kamenskij sceglie i particolari più "entusiastici", magari tralasciandone altri che sarebbero più importanti secondo occhi più tradizionali: ecco allora le stramberie di Chlebnikov, il suo incontro personale in bicicletta con Andreev, quello con Bulgakov a un 'vernissage'. Il capitolo su Mosca dopo gli eventi rivoluzionari è di sconcertante attualità per l'affinità con le immagini che dai paesi dell'est sono arrivate in occidente negli ultimi mesi. Entusiasmo, libertà, violenze, poesia. A poco a poco si delinea un manifesto di quelle poetiche, una traccia del futurismo, ma scevra di accademismo e di intenti manualistici. Il finale è ancora un inno alla speranza: evviva la nuova vita, il cammino di un entusiasta continua.
Molti degli stessi nomi, degli stessi luoghi ritornano, con uno spirito leggermente diverso e con un occhio di riguardo per le arti figurative, nel volume di Lifsic (1887-1939, poeta futurista) che, per quanto copra solo tre anni di quel periodo, resta una delle fonti più ricche per fa storia del futurismo e una delle migliori autobiografie. In questa edizione è corredato dall'introduzione di uno dei maggiori studiosi francesi di avanguardia russa, Jean Claude Marcadé, e da una serie di interessanti postfazioni in appendice. L'influenza dell'edizione svizzera del volume è talora un po' troppo avvertibile, ma le illustrazioni e le tavole fuori testo rendono preziosa questa rispetto alla prima e ormai irreperibile edizione pubblicata nel nostro paese (Laterza, 1968).
Anche nel racconto di Lifsic pittura, letteratura, poesia e politica si fondono nel tutt'uno che caratterizzò quegli anni. Poeti e artisti si succedono in una farraginosa e concreta girandola di serate, iniziative, incontri e scontri. Da Majakovskij ai Burljuk, da Larionov alla Goncarova. E il pittore Malevic, la scrittrice e pittrice Elena Guro (poi trascurata e quasi dimenticata dalla critica), la visita di Marinetti ai colleghi russi, la loro accoglienza non proprio entusiastica. Nomi e luoghi già presenti nelle pagine di Kamenskij si riaffacciano aggiungendo particolari, contraddicendone altri, fornendo nell'insieme un quadro ricco, dettagliato e vivacissimo dell'atmosfera di quegli anni.
Sono libri la cui lettura non aiuta soltanto a saperne di più sulle avanguardie russe e sui loro protagonisti, ma illumina e apre molte prospettive per la comprensione dei fermenti e della confusione dell'Unione Sovietica di oggi. L'arciere dall'occhio e mazzo è lo sciita asiatico che galoppa sul confine tra mondo occidentale e Orientale e che solo con mezzo occhio osserva ciò che avviene in occidente, dedicando il resto all'attività creativa che trova sulla propria terra forme, ispirazione e ardore.

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