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Anno edizione: 1978
Anno edizione: 1978
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Nel settembre del 401 a.C. diecimila mercenari greci furono ingaggiati dal principe persiano Ciro col falso pretesto di una spedizione all’interno dell’Asia, destinata in realtà a spodestare il fratello Artaserse. Sconfitti a Cunassa, si trovarono senza capi e in un territorio sconosciuto e ostile. Ad assumere il comando e a guidare la marcia verso la patria fu un pugno di ufficiali, tra i quali l’ateniese Senofonte che rievocò questa grande avventura in un memoriale in cui la precisione dello storico, l’ansia del ritorno, l’interesse per l’esotico e l’orgoglio della propria civiltà si fondono in una scrittura sempre avvincente e percorsa da un sotterraneo e sottile pathos. Italo Calvino offre nell’introduzione una sua personale lettura dell’Anabasi, mentre Franco Ferrari traccia nella premessa al testo un profilo storico-critico di Senofonte.
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Forse il primo e più straordinario documentario di una campagna bellica scritto sul campo come un reportage di incredibile modernità. Dopo la fallimentare spedizione, per l'esercito mercenario greco, alla guida del narratore (che parla di sé sempre in terza persona) inizia una lunga ritirata di migliaia di chilometri che lo riporterà a casa decimato dopo più di tre anni di viaggio attraverso territori ostili sempre sotto la minaccia di popolazioni bellicose. L'opera ha un qualcosa che ricorda i vecchi film western in b/n con i greci nella parte dei pionieri sperduti in immensi territori a lottare contro una natura selvaggia ma anche contro spietati "nativi" quì impersonati dalle tribù barbare dell'Asia minore. Narrazione quasi documentaristica nel suo resoconto asciutto e senza fronzoli : sarà dovuto al fatto che Senofonte fu un aperto sostenitore e ammiratore di Sparta (!).
Ho letto questo libro dopo aver letto "L'armata perduta", di Valerio Massimo Manfredi. Curioso di conoscere l'opera dalla quale Manfredi aveva tratto ispirazione, mi sono convinto ad acquistare il testo greco. Piacevole sì, forse scorre un po' lentamente in certe parti. Ovviamente, non trattandosi di un romanzo ma di un'opera classica, ci può anche stare. Una chicca per gli appassionati del genere.
Libro per appassionati di diari militari, realistici e asciutti, e di storia greca. Letto come "libro d'avventura" (così fra gli altri Calvino), risulta anomalo: perché è anche diario, pieno di dettagli, libro di viaggi, con qualche curioso particolare esotico, e auto-apologia. S. rifugge da pathos ed epico, salvo che non siano i fatti stessi drammatici o epici. Povero pure ad analisi psicologica dei mercenari: in un unico discorso S. rapidamente cita fra le motivazioni di tutti la voglia di arricchirsi e quella di farsi onore con imprese guerresche; e più volte nei fatti e nelle scelte emerge la prima, anzi il desiderio di non tornare in patria più poveri di prima. Ed è tutto. Lo stesso realismo sincero e asciutto ispira la narrazione. Focalizzazione coinvolgente, interna al gruppo dei soldati, perduti in territorio ostile (behind enemy lines: vi ricorda qualche film?) ma che resistono a nemici e gelo. S. parla di sé in 3a persona, anche se il suo personaggio diventa via via protagonista, e l'umiltà, la ragionevolezza ce lo rendono simpatico. Narrazione perciò impersonale, quasi spietata: sono appena citati i compagni che in un assalto riportano i fianchi fratturati e, subito dopo, lo "spettacolo spaventoso" del suicidio collettivo, compresi i bambini uccisi dalle madri, dei Taochi, assediati e vinti dai Greci in cerca di vettovaglie. Stessa semplicità nel citare la non rara omosessualità tra i soldati. La mentalità antica: fede e fatalismo, con continui sacrifici agli dei, prima di prendere decisioni - fissazione soprattutto di Senofonte -; ma attenzione pure all'intelligenza degli uomini, tattica o dialettica: pur brevi, i discorsi sono sempre efficaci ("E chi vuol sopravvivere, cerchi di vincere: i vincitori uccidono, i vinti restano uccisi"). Buona l'edizione, non la rilegatura: utili biografia, giudizi critici, cartina geografica; traduzione discutibile talora nella scelta del registro linguistico (numerosi i pleonasmi, specie dei pronomi) e del lessico.
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