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scheda di Mennuti, L., L'Indice 1997, n. 2
Proprio un bel profilo femminile quello che emerge dalle lettere di Cosima Wagner a Nietzsche. Una donna all'avanguardia, forte e determinata, capace di una coraggiosa scelta di vita: contro le convenzioni del mondo borghese, ma vissuta nel culto dell'uomo a cui si era dedicata senza riserve e che, anche dopo il matrimonio, non cesserà di chiamare "il Maestro". Una dipendenza assoluta, che non le permette di concepire una propria autonomia intellettuale al di fuori di quel grande progetto artistico grazie al quale il mondo moderno avrebbe potuto rivivere i fasti della tragedia greca. Ideale d'arte che costituì il punto di incontro col giovane filologo in visita dai Wagner a Tribschen e il forte collante della loro futura frequentazione. Di questa testimonia la corrispondenza tra Cosima e Nietzsche in un arco che va dal 1869 al 1877, con qualche eco degli anni successivi, quelli della clamorosa rottura, sino alla morte del musicista e all'incipiente follia del filosofo. Un documento interessante, un colpo d'occhio in quel fermento di idee e di letture che alimentò la Tetralogia e la Nascita della tragedia, ma anche una gradevole rassegna di vita casalinga, in cui le risa dei bambini si intrecciano con la ricerca di un certo nastro o dei regali natalizi. Ma su tutto aleggia l'incanto della musica wagneriana. A Hermann Levi, che. le confessa di dover fuggire il Crepuscolo per non sentirsi annientato, Cosima ribatte sorridendo "Io, se mi smarrissi, non sentirei la mia mancanza!". Una reazione diametralmente opposta a quella di Nietzsche, che a una tale sudditanza nemica del pensiero volle un giorno porre fine. Di questa schiacciante presenza e della sua portata culturale non c'è quasi traccia nel saggio introduttivo di Marc Sautet, incentrato sulla presunta omosessualità del filosofo. Eppure il dramma wagneriano fu per il pensatore come per Cosima la rivelazione che fondò e nutrì anche il loro rapporto di stima reciproca - un'amicizia, indubbiamente.
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