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La chiarificazione dei meccanismi di attivazione del pregiudizio discriminante nei confronti delle varie manifestazioni della «diversità» (in particolare di lingue e culture minoritarie) e l'analisi della funzionalità strutturale di classi e comunità deboli e marginali all'interno dell'attuale sistema sociale, disvelando il ruolo che l'espropriazione culturale svolge nella stabilizzazione della dipendenza economico-sociale hanno motivato l'individuazione delle sedi istituzionali e delle strategie in e attraverso cui vengono prodotte le condotte discriminatorie e sono razionalizzate le molteplici forme di emarginazione sociale e culturale. Se la scuola può essere considerata il principale «canale» dell'apprendimento e dell'interiorizzazione della discriminazione, «strumento» di tale discriminazione è la comunicazione, cioè l'intero sistema di codici linguistici e comportamentali. Infatti, proponendo come unico modello della comunicazione quello della norma linguistica ufficiale, la scuola esclude e nega le «lingue altre» e con le lingue altre le «culture altre». In tal senso l'alfabeto scolastico si traduce di fatto in «alfabeto dell'esclusione»: l'esclusione della lingua nativa, ridotta al silenzio, e l'esclusione dalla lingua ufficiale che, fornita com'è per spezzoni, rimane in gran parte lingua estranea. è da queste considerazioni che si sviluppa la proposta pedagogica finalizzata alla realizzazione di un progetto educativo in cui il «diritto alla diversità» viene a raccordarsi al «diritto a un'educazione plurilinguistica e pluriculturale».
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