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La rivoluzione artistica degli anni cinquanta: Alberto Burri e la nuova concezione della pittura sono il tema di in una grande mostra allestita alle Scuderie del Quirinale nel decimo anniversario della scomparsa dell’artista (1995-2005). L’opera di Burri, indiscusso protagonista del panorama artistico del XX secolo, viene presentata quale fulcro di quella radicale trasformazione delle forme e delle tecniche artistiche che ha interessato la produzione internazionale a cominciare dagli anni cinquanta, nata dall’esigenza degli artisti di confrontarsi con la materia. Nucleo dell’esposizione sono dunque le opere del maestro di Città di Castello, dalle prove iniziali con sacchi, legni e ferri, alle plastiche, alle combustioni, ai cretti fino ai grandi cellotex. Accanto a esse, sono presentate le opere di altri suoi contemporanei che, seppur con differenti approcci, hanno operato nella stessa direzione, aprendo la strada a successive ricerche nella concezione spaziale: fra essi Antoni Tàpies, Jackson Pollock, Yves Klein, Lucio Fontana, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Franz Kline. Infine sono proposte opere di artisti italiani e stranieri che, dopo Burri, hanno introdotto materiali extrapittorici nelle loro composizioni, mutando radicalmente il volto dell’arte nella seconda metà del secolo: tra essi Joseph Beuys, Anselm Kiefer, Piero Manzoni, Ettore Colla, Mimmo Rotella, Salvatore Scarpitta, Giuseppe Uncini, Manuel Millares, Raphael Canogar, Mario Ceroli, Arman, César, Daniel Spoerri, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Giuseppe Penone, Damien Hirst.
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