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Adriano Romualdi a quarant'anni dalla tragica scomparsa ritorna a far parlare di sé in questo bel saggio di Rodolfo Sideri. Romualdi e il suo pensiero vengono analizzati in tutta la loro complessità attraverso l'analisi dei libri, ma anche degli articoli, che Adriano produsse nel corso della sua breve vita. Dopo le pagine introduttive, che ci fanno scoprire un inedito Romualdi impegnato anche fisicamente negli scontri di piazza con gli avversari politici che sfatano il mito di un intellettuale chiuso nella sua torre d'avorio, si passa allo studio dei tre filosofi che più hanno influenzato il suo pensiero: Evola, Platone e Nietzsche, i quali sono accumunati da una visione aristocratica, gerarchica e spirituale della vita e della politica. Per ovvie ragioni anagrafiche, Romualdi poté conoscere direttamente solo Evola, cui dedicò uno studio che ebbe l'approvazione del Maestro. La sua tesi di laurea, discussa con De Felice, riguarda la Destra tedesca dal 1918 al 1932 recentemente ripubblicata sempre da Settimo Sigillo, nella quale si studiano quelle correnti politico-ideologiche note sotto il nome di Rivoluzione Conservatrice. Ma il pensiero romualdiano evolve verso l'Europa-Nazione, cioè quell'unità dei popoli europei che superino il retaggio di un nazionalismo di stampo ottocentesco e rivitalizzino le proprie origini indoeuropee che costituiscono i fondamenti della civiltà occidentale, oggetto di uno studio in particolare. Adriano Romualdi, come si evince dalla lettura del saggio di Sideri, è stata uno dei poche intelligenze, insieme ad Evola, che hanno compreso gli avvenimenti del proprio tempo e, da posizioni eretiche rispetto al conformismo della cultura ufficiale, indicavano vie nuove da percorrere alla gioventù di Destra, in un ambiente che spesso si abbandonava a sterili nostalgie. Il volume è ricco anche di altri interessanti spunti di riflessione per un lettore che voglia conoscere un personaggio della cultura italiana, ingiustamente relegato ai margini.
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