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Anno edizione: 2018
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Quest'anno ricorrono i 50 anni dalla primavera di Praga eppure non si è organizzato grandi eventi culturali per ricordare questo fondamentale evento per l'Europa e ciò è molto triste. Insieme alla rivoluzione ungherese del 1956 è uno dei momenti in cui la patina creata sull'Unione Sovietica di paradiso del popolo e dei lavoratori viene meno facendo emergere la faccia terribile e mostruosa dei regimi comunisti dell'URSS. Sellerio per ricordare questo importantissimo evento ripubblica uno splendido libro di Demetrio Volcic "1968. L'autunno di Praga" (la nostra bibliografia in merito è scarna ma ad esempio un testo alternativo è quello di Enzo Bettiza) che riesce a far rivivere in maniera nitida i fatti eroici e drammatici avvenuti a Praga e delinea i personaggi che hanno fatto la storia di quell'evento. Ecco che riemergono figure come Alexander Dubcek, Jan Palach, Leonid Breznev, Ludvik Svoboda, Vaclav Havel ecc personaggi spesso dimenticati dai giovani ma anche da tanti adulti nonostante siano protagonisti di eventi fondamentali. Alcuni, come Havel e Palach, sono esempi fortissimi della battaglia per la libertà e per la democrazia contro un totalitarismo oppressivo. Figure importantissime e veramente esplicative di coraggio ed eroismo. Nonostante ciò i media, lo stato e le istituzioni culturali han fatto ben poco per ricordare questi eventi e questi personaggi. Così come ben poco si sa e ben poco si fa per ricordare i fatti ungheresi del 1956 (testo magnifico è quello del grande Dalos "Ungheria 1956"). Certamente ritornare a quei momenti farebbe emergere i tanti silenzi compiacenti o imbarazzati di tanta sinistra dell'epoca (e non solo della sinistra ...) e addirittura l'appoggio esplicito di parte degli esponenti del PCI (in particolare nel caso ungherese) che tanti preferiscono dimenticare. Farebbe tornare alla mente che tantissimi hanno creduto che l'URSS fosse un paradiso e un esempio da seguire e non un totalitarismo mostruoso e inumano come invece era. In poche
ottimo reportage sui fatti del 1968, in classico stile Volcic, completo, efficace, sintetico e a tratti dissacrante.
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