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La protagonista di questo bellissimo romanzo storico è Virdimura, una donna siciliana esperta in medicina, ha imparato dal padre ebreo Uria, esperto nella conoscenza di spezie ed erbe curative. A quei tempi non c'erano donne che lavoravano come guaritori, Virdimura è stata la prima a cui la Commissione di giudici ha acconsentito a darle la licenza per curare. Virdimura ci racconta il suo percorso per ottenere quello che le spetta di diritto, il lungo cammino di studi, di solitudine dopo la morte del padre, di accuse di stregoneria. Una donna istruita non era vista di buon occhio in quegli anni. Ma lei non si è arressa, ha lottato, si è impegnata a fondo, con accanto il suo amico di sempre, Pasquale, anche lui medico. Una storia intrigante e appassionante che ci porta indietro nel tempo quando i pregiudizi e le superstizioni frenavano la mente delle persone, impedivano alla medicina di andare avanti. L'autrice è stata bravissima a raccontarci, in termini medici, diverse situazioni. Questo romanzo è un tributo a una donna straordinaria che ha lottato per aiutare gli altri a guarire, anche di nascosto, rischiando tanto, fino a quando, da anziana non le è stata riconosciuta la licenza di medico. Virdimura si dedicava soprattutto ai bisognosi. E' una storia che ci insegna quanto sia importante lottare per quello che è giusto, ci insegna che tutti siamo uguali, che tutti possiamo aver bisogno di cure, e non deve essere lasciato indietro nessuno, soprattutto i poveri.
Virdimura, figlia del maestro Urìa, è una donna che nasce e cresce nel 1302 a Catania. Apprende dal padre la professione di medico chirurgo in un'epoca in cui alle donne non era consentito di svolgere quella professione. Il romanzo si svolge durante l'udienza in cui Virdimura chiede che le venga riconosciuta la licenza per praticare. Virdimura è medico comunque anche senza licenza, infatti a lei si rivolgono tante persone diverse per genere, età, condizione sociale e religione, lei li cura ma senza mai ricevere soldi in cambio, solo per il fatto che sono sofferenti e malati, proprio per questo motivo viene accusata di stregoneria.
Il libro di tutti i libri. Quando Simona Lo Iacono pubblica un libro è questa la sensazione. Quella di leggere il più bel libro di sempre, mai scritto prima. Una penna carnosa e profonda che intride la pergamena dell'esistenza e crea, come un piccolo dio, intere realtà. Dà forma alle cose, ai volti e alla storia di chi viene cancellato dalla legge e dalle convenzioni, "non temete, dicevo. Nell'umano troverete tutto, persino l'eternità". Una medichessa del Trecento animata dall'abnegazione e dall'amore accompagna il lettore a Catania, tra i vicoli della giudecca, negli interni, sulla spiaggia dove, come animali di pietra, arrivano a rincantucciarsi le navi. La natura selvaggia e incontaminata è la vera maestra di tutti, popolani, scienziati, filosofi e disertori; grotte, edifici scorticati si dipingono e si moltiplicano nelle frasi corpulente e limpide che rischiarano anche la notte dell'ultimo peccatore. L'uomo è quasi al centro dell'universo con la sua mente multiforme; la delicatezza, la tensione all'equilibrio, i lampi di certezze gli preannunciano un luminoso Rinascimento. Piazze affollate e promiscue, arabe, ebree, cristiane e orientali si fondono e si separano; tra l'uomo e Dio non v'è distanza ma tra l'uomo e la religione vi è l'infinita distanza. I personaggi si cercano e si allontanano trafitti dalla solitudine e dalla nostalgia "c'era uno spazio immenso e tremante intorno all'uomo e ai suoi desideri. Lo si poteva trovare nel mare, negli occhi di un cane, nelle biblioteche del mondo".
Recensioni
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