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Mistero buffo. Nuova ediz. - Dario Fo - copertina
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Mistero buffo

Descrizione


"Mistero buffo", il più noto degli spettacoli di Dario Fo, andò in scena quasi cinquant’anni fa, all’Università di Milano, e fu un’autentica rivoluzione. Per la prima volta la cultura popolare vissuta sotterraneamente dai tempi del Medioevo superava il limite invalicabile dell’accademia e diventava protagonista assoluta: i fabliaux e i misteri che i trovatori e i giullari avevano portato per mille anni sulle strade e nelle piazze d’Europa, con il loro carico di divertimento e di provocazione, trovavano nuova vita ed espressione, suscitando polemiche e accendendo entusiasmi. Da allora, nel grammelot dei Comici dell’Arte reinventato da Fo con straordinaria maestria, si sono succedute migliaia di rappresentazioni in ogni parte del mondo, sempre introdotte da un prologo che collegava le indimenticabili storie – il primo irriverente miracolo di Gesù bambino, la ribellione di Maria sotto la Croce, il Matto che dà voce a tutti i «fuori dal coro», Bonifacio VIII che Dante mette nell’inferno – agli avvenimenti e ai fatti di cronaca dell’attualità. Questa edizione integrale e definitiva raccoglie i cambiamenti avvenuti nel corso degli anni fino all’ultima rappresentazione di Dario Fo, il 1° agosto 2016 all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Prefazione di Giuseppina Manin, con un prologo inedito dell'autore.
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Dettagli

2
2018
25 gennaio 2018
422 p., Brossura
9788823520202

Valutazioni e recensioni

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Matt
Recensioni: 4/5

Le giullarate "scritte" sono più noiose, ma il valore storico - culturale del libro è indiscutibile. Da leggere.

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giusi
Recensioni: 5/5

Ho letto finalmente questo testo, moltissimi anni dopo averlo visto rappresentare sulla scena. Allora, piuttosto giovane, avevo apprezzato la bravura degli attori, Fo e Rame, ma non avevo compreso la portata culturale fortissima dell’opera. Ho ritrovato un testo notevole, divertente, castigatore, dissacrante e irriverente ma mai volgare o blasfemo, come mi era sembrato allora! Una opera d’arte di valore letterario indiscusso. L’uso, addirittura esacerbato, del monologo con cui si sviluppano molti intreccio, l’uso di questa lingua creata ad hoc, il “gramelot”, sono gli strumenti principali con cui Fo riesce a rappresentare la sofferenza degli oppressi sotto lo strapotere dei potenti. L’autore dichiara la sua lunga e meticolosa indagine storica sulla letteratura popolare dell’antichità e soprattutto del medioevo; molto quindi deriva da questi studi e molto nasce anche dalla sua fantasia e genialità. Le situazioni rappresentate nelle pièce sono ambientate in un tempo storico antico ma il messaggio che passa è valido anche adesso. Certamente veder recitata quest’opera sarebbe importante. La bravura dei due artisti anche attraverso la mimica facciale e gestuale, esalta al massimo il testo e il suo valore

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Sandro G. '74
Recensioni: 5/5

Il più grande e sopraffino giullare italiano della seconda metà del '900, artista geniale, di quelli così rari che mentre guardi i suoi spettacoli, ridi e pensi. Basti pensare ai suoi deliziosi grammelot, anche quelli con accento francese o inglese, semplicemente irresistibili. Uno spettacolare linguaggio corporeo, il suo viso, maschera poliedrica e metamorfica, esegesi di un'elegantissima sintassi muta che prescinde dal suono della voce. E dire che, quando vinse il Nobel, la destra italiana minimizzò e gridò allo scandalo, in un'apoteosi di pregiudizi faziosi e odiosi che con l'arte non hanno nulla a che fare, chi può negare che Dario Fo sia stato un immenso artista? Il testo è stato curato da quella donna straordinaria che fu Franca Rame, senza di lei, forse, Fo non avrebbe raggiunto tali vette artistiche. Spesso, dietro ad un grande uomo, si nasconde, a volte nell'ombra, una grande donna,

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Dario Fo

1926, Leggiuno Sangiano, Varese

Attore e autore teatrale italiano. Premio Nobel per la Letteratura nel 1997.Dopo gli studi all’Accademia di Brera e le prime prove di teatro-cabaret (Il dito nell’occhio, 1953), ha scritto, diretto e interpretato testi in cui si fondono felicemente umorismo paradossale, comicità clownesca (derivata dalla tradizione popolare giullaresca e dalla Commedia dell’Arte) e satira politica: Settimo: ruba un po’ meno (1964), Morte accidentale di un anarchico (1971), Ci ragiono e canto (1972), Non si paga, non si paga (1974). Per i suoi monologhi (da Mistero buffo, 1969 e successivamente ampliato, a Johan Padan a la Descoverta de le Americhe, 1991, e Ruzante, 1995) ha inventato una vera e propria lingua, il grammelot, creativo ibrido dei diversi dialetti dell’Italia...

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