(Mosca 1880-1934) scrittore russo. Laureatosi in matematica e filosofia all’università di Mosca, esordì in campo letterario con una composizione in prosa ritmica (la II Sinfonia, 1903, cui seguirono nel tempo la I, la III e la IV), pervasa dalla fede nell’avvento di una nuova, favolosa era mistica; e con i versi di Oro nell’azzurro (1904), pieni di riferimenti a Nietzsche e all’iconografia romantico-simbolista di Böcklin. Dopo il fallimento della rivoluzione del 1905, in cui B. (come altri poeti simbolisti) aveva sperato e creduto, egli avviò un ripensamento dell’esperienza mistica, che si riflette fra l’altro nelle liriche di Cenere (1908), le più cupamente realistiche della sua produzione. Il suo primo romanzo, Il colombo d’argento (1909), storia dell’assassinio di un intellettuale da parte di una setta orgiastica, è già indicativo della complessa tecnica narrativa di B. e della sua prosa ricca di valori musicali. La ricerca è spinta sino alla disintegrazione del linguaggio comune in Pietroburgo (1912), il suo romanzo più noto, imperniato sull’attentato dinamitardo compiuto da un giovane terrorista ai danni del padre burocrate. In Pietroburgo, che ha la struttura meticolosamente tortuosa di un delirio, la scrittura di B. giunge a effetti di gusto decisamente espressionista. Dopo il matrimonio con Asja Turgenev, intanto, B. si era convertito all’occultismo e alle teorie dell’antroposofo Rudolf Steiner, che raggiunse a Dornach nel 1914 per contribuire alla costruzione del tempio-teatro Goetheanum. A questo periodo risale Kotik Letaev (1922), il suo romanzo più audacemente sperimentale, che illustra in frammenti suggestivamente oscuri e sconnessi il progressivo formarsi della visione del mondo in un bambino.Richiamato in Russia allo scoppio della rivoluzione, B. la salutò trionfalmente nel poemetto Cristo è risorto (1918), identificando il bolscevismo con la rinascita spirituale del suo paese. Poi, tormentato dai disagi della durissima vita postrivoluzionaria, tornò col ricordo all’idilliaca Mosca dell’infanzia nel poemetto Primo incontro (1921), il suo capolavoro in versi. Nel 1922 si recò a Berlino, dove scrisse le poesie di Dopo il congedo, caratterizzate dalla completa distruzione dei nessi logici e sintattici e dal ritmo soffocato e convulso. Tornato in Russia, B. si dedicò prevalentemente alla stesura di memorie (Ricordi di Blok, 1922; Al confine tra due secoli, 1930; L’inizio di un secolo, 1933; Fra due rivoluzioni, 1934). Negli ultimi anni, sempre più malvisto dalla critica ufficiale per la sua estraneità all’imperante realismo, iniziò una tetralogia narrativa di cui ci sono noti solo due romanzi, Mosca (1926) e Maschere (1932). Fondamentali restano i suoi studi sui problemi della forma letteraria (Simbolismo, 1909; L’arte di Gogol’, 1922; Ritmo come dialettica, 1928), che preludono e arricchiscono le ricerche dei formalisti (? formalismo). La vasta opera di B. riflette la personalità ardua e contraddittoria dell’autore, che si atteggia a mistico e profeta per poi rinnegare se stesso nei soprassalti di un’ironia devastatrice, e costituisce, nel suo complesso, una delle più notevoli espressioni di tutta la letteratura russa moderna.