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IBS Café > News Libri

Arrival tratto dal libro Storie della tua vita di Ted Chiang


Otto nomination agli Oscar per Arrival: scopriamo di più sul libro che ha ispirato questo straordinario film di fantascienza. Vi portiamo "dietro le quinte" di Storie della tua vita, la prima raccolta di romanzi brevi dello scrittore americano Ted Chiang: il traduttore Christian Pastore ci racconta come l'autore sia riuscito, nel solco della della migliore fantascienza filosofica (per chi ha amato Lem, Vonnegut e Dick) a creare qualcosa di unico. Del resto, Denis Villeneuve, regista di Arrival, a proposito di questo libro ha dichiarato: «Erano trent'anni che volevo girare un film di fantascienza, ma non trovavo la storia giusta. Quando ho letto "Storie della tua vita" ho capito che l'avevo trovata». 


Vi offriamo una "chicca di caffè": la nota del traduttore Christian Pastore. 

Su questi primi otto racconti di Ted Chiang è stato già detto molto. Avevo avuto modo di leggerli prima che mi venisse chiesto di tradurli e avevo le mie preferenze, ovviamente, ma per un motivo o per l’altro tutti quanti mi erano piaciuti (o per meglio dire mi avevano tutti sanamente destabilizzato). Immaginavo che renderli con efficacia in italiano non sarebbe stato facile, e sempre che ciò come spero mi sia riuscito, facile in effetti non è stato affatto. Chiang ricorre spesso a concetti ed espressioni che tradizionalmente si rifanno alle scienze più che alla letteratura, e non per ostentarli a scopo decorativo, quanto per creare una sorta di trance narrativa che evoca e interpreta, in ordine sparso, lo studio di una lingua aliena, un ormone che aumenta l’intelligenza a dismisura, un mondo funestato dalle apparizioni angeliche, il mito della torre di Babele o quello del golem, una rivista scientifica del futuro, un ritocco al cervello che rende indifferenti rispetto alla bellezza, o una rivoluzionaria dimostrazione matematica in grado di annientare la matematica stessa. Al di là delle notevoli differenze che intercorrono fra un’atmosfera e l’altra, tutti gli otto racconti si pongono degli interrogativi universali nel solco della migliore fantascienza “filosofica” (quella di Lem, di Simak, del primo Vonnegut, di Sturgeon o di Dick, per esempio). E incidendo questo solco ancora più a fondo, principalmente sotto il segno di Borges ma non solo, l’autore è riuscito a creare qualcosa di unico, di suo e basta, in cui razionale e irrazionale si compenetrano lungo pendii estremamente scoscesi, lasciando di stucco ben prima del finale. Per quanto Chiang goda per lo più di enorme considerazione da parte di chi ha già avuto la fortuna di leggerlo, alcuni hanno definito fredda la sua prosa. Ma così come il suo sguardo non è mai quello dell’entomologo, la sua scrittura partecipa dei sentimenti e dei dilemmi dei propri protagonisti senza smarrirsi nei labirinti che di volta in volta erige, arrivando di volta in volta a una nuova risposta o a un nuovo dubbio. E in questo senso i suoi intrecci, grandi o piccoli che siano, meravigliano immancabilmente il lettore in vena di meraviglie.