"Regista e attore statunitense. Dopo essere stato attore teatrale, domatore di cavalli e guerrigliero con Pancho Villa, trova la propria strada nel cinema, dove viene lanciato da D.W. Griffith come attore (La nascita di una nazione, 1915) e aiuto-regista. La sua carriera è una delle più lunghe e feconde (oltre cento film) della storia del cinema. Artigiano di grande ed eclettico mestiere, tanto da essere spesso chiamato a sostituire altri registi in difficoltà, si afferma come narratore impareggiabile, dal linguaggio spoglio ma estremamente efficace, che in alcuni casi tocca vertici di un'essenzialità amara e sublime. Ottimo direttore di attori, e bravo attore egli stesso (fino al 1929, quando perde un occhio durante le riprese di Il grande sentiero) eccelle nei film d'azione e di avventura, tanto nel periodo muto (Il ladro di Bagdad, 1924; Gloria, 1926) che nel sonoro. La sua notoria e apprezzata capacità di realizzare film anche molto personali ma sempre rispettosi della volontà, del budget e dei tempi di lavorazione richiesti dai produttori, ne fa un esempio emblematico del miglior modo di produzione hollywoodiano: assunto in esclusiva dalla Warner come regista in proprio e supervisore di regie altrui, eccelle nel poliziesco realizzando capolavori come The Roaring Twenties (I ruggenti anni Venti, 1939) che lancia come protagonista H. Bogart, e La furia umana (1949), quasi un canto del cigno del gangster-movie, interpretato da un cinico e indimenticabile J. Cagney. A suo agio anche nell'avventura marinaresca (Il mondo nelle mie braccia, 1952) e nel film di guerra (Obiettivo Burma, 1955; Il nudo e il morto, 1958), dà tuttavia il meglio di sé nel genere western, dove quasi ogni singolo gesto umano – osservato in un preciso contesto ambientale – assume un rilievo drammatico decisivo. Fra tanti titoli memorabili, si ricordano soprattutto (La storia del generale Custer, 1941; Notte senza fine e Notte di bivacco, 1947; Sul fiume d'argento, 1948; Gli amanti della città sepolta, 1949; Sabbie rosse, 1950; Tamburi lontani, 1951; Gli implacabili, 1955), dove il suo stile secco e conciso, il suo sguardo virile e il suo gusto per la sfida e il conflitto si concretizzano in immagini di classica compostezza e di suggestiva energia."