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Interessante, piacevole da leggere con spunti per riflettere. Scrittura di tipo giornalistico. Mi sarebbe piaciuto ritrovare storie anche del nostro Paese. I fatti raccontati avrebbero fatto più presa sul lettore che rimane distante dalla realtà statunitense.
Meritano di esser lette solo le prime tre pagine, per il resto non mi piace come è scritto e non mi ha trasmesso nulla di positivo o che mi incoraggiasse a rialzarmi.
Questo libro infonde grande fiducia e ottimismo sulle proprie possibilità. Purtroppo tutte le storie raccontate sono ambientate negli USA, dove esiste a mio avviso una cultura della rinascita, della seconda possibilità. In Italia il tutto si complica: già avere una chanche è difficile, ma riabilitarsi dopo una sconfitta è impresa estremamente ardua. Non vorrei scivolare nell'ovvietà, ma purtroppo nel nostro caso la capacità e il coraggio a volte non sono sufficienti: sono necessarie altre componenti come la conoscenza delle persone giuste e degli ambienti giusti e una base economica solida alle spalle certo non guasta.
Recensioni
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"Prima si semina, poi si coltiva e solo alla fine si raccoglie". Potrebbe essere questo slogan, tratto dall'ultima campagna elettorale di Barack Obama, quella del Change promesso, il messaggio che Mario Calabresi vuole lanciare ai lettori di questo suo nuovo libro. Il neodirettore de La Stampa ha raccolto in queste pagine una serie di ritratti dell'America di oggi che vuole rialzarsi dalla crisi del 2008, racconti frutto del suo lavoro di inviato per la Repubblica al seguito del presidente degli Stati Uniti, dai quali emerge forte la capacità di chi impara a seminare idee, imprese o progetti nelle terre impossibili, la tenacia di tutti coloro che hanno fede nel fatto che prima o poi «il raccolto arriverà».
Un libro positivo sulla voglia di fare, di crescere, su quell'"ottimismo della volontà" di gramsciana memoria, che il nostro Paese sembra avere scordato, un libro che parla di quartieri rinati dal nulla, di un bambino poliomelitico e analfabeta a 13 anni che, per amore di una scatola di matite colorate, riesce a convincere un medico a farlo studiare e camminare. Calabresi parla dell'America, ma sembra rivolgersi al suo Paese. Narra esperienze vere, dignitose, che scuotono dall'inerzia, come quella dei 738 operai della General Motors che una volta licenziati dalla fabbrica di una vita, dove avevano lavorato anche i loro nonni, per il fallimento delle vendite degli enormi Suv da 57.000 dollari l'uno, si sono tutti iscritti al college insieme ai ragazzini per tornare a studiare. Col sussidio di disoccupazione si sono rimessi sui libri, hanno preso lezioni di informatica, frequentato corsi per diventare cuoco, poliziotto, massaggiatrice, infermiere, tecnico dei pannelli solari, radiologo, agricoltore biologico. Per queste persone, come recita il titolo del libro, non solo «la fortuna non esiste», ma «la differenza tra un disastro e un'avventura è solo la tua attitudine». Una bella iniezione di fiducia che arriva da persone che si sono rialzate e che avevano perso tutto, chi la casa, chi il lavoro, chi una o due gambe. Sono persone rinate a nuova vita, proprio come successe alla nonna dell'autore, Maria Tessa, che il 5 gennaio 1915, in una fredda casa di Torino, era stata data come nata morta per l'emorragia della madre. Fu invece, miracolosamente, salvata da un dottore che ebbe la voglia di scommettere sulla vita, il coraggio di assumersi il rischio di nutrirla, accudirla e crescerla quando gli altri l'avevano già data per morta.
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