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Parte discretamente, poi via via l'abulico, amorfo personaggio principale tende ad ingrigire tutto il contorno.....500 stanche pagine tenute assieme - o meglio giustapposte, vista la labilità del nesso logico - da una sconclusionata peregrinazione per luoghi più o meno sconosciuti o inventati degli Stati Uniti d'America. Le scene di gran lunga più interessanti sono gli interludi collocati nei tempi andati, corrispondenti all'ingresso in scena (ossia all'arrivo negli attuali U.S.A.) dei vecchi dei o idoli. Posso anche concepire che molti lettori americani abbiano trovato piacevole questo rimestare nei luoghi comuni e nel loro hinterland, che porta all'assegnazione del Premio Hugo; assai più arduo capire le motivazioni per assegnare a questo "divertissement" dell'Autore il prestigioso Premio Nebula, che - ricordiamolo - è conferito dalla SFWA.
Neil Gaiman è uno scrittore particolare e non sempre nelle corde di tutti, ma ho sempre apprezzato il suo modo di creare libri incredibilmente atmosferici e "strambi", in questo libro non credo abbia funzionato completamente. Con un setting così "conosciuto" come quello mitologico, avrei preferito un po' più di dettagli nel world-building, e anche la trama procedeva incredibilmente lenta, senza contare che non ho empatizzato minimamente con i personaggi.
Romanzo difficilmente classificabile e decisamente fuori dagli schemi. Prosa poetica, 'outlandos' (per citare i Police) indimenticabili e un protagonista che, da laconico osservatore della realtà, finisce per acquisirne il senso profondo. In questo senso, si può scegliere di leggere questo libro come un romanzo epico, assaporando l'avventura, la riscossa del protagonista, le vicende fantastiche e fantasmagoriche e la lotta tra Titani che si inscena... Oppure si può leggerlo come il viaggio interiore di un uomo che, fino a un dato momento della sua vita, ha vissuto nel modo sbagliato ed ora può, finalmente, vivere - un percorso iniziatico, un 'giudizio universale' che si svolge tutto nell'anima di Shadow e che lo trasforma, alla fine, in un uomo nuovo. Questo romanzo è la chiara manifestazione di quanto può essere luminosa un'idea autentica, un'autentica ispirazione. Il modo come Neil Gaiman ha 'calato' il pantheon degli antichi dei nel mondo moderno è divertente, dissacrante, geniale - ed anche profondamente coerente con la mitologia, per il che emerge tutta la preparazione e lo studio che stanno dietro questo capolavoro. Quando si finisce di leggere, si ha la sensazione che di Shadow si sentirà molto la mancanza.
Recensioni
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Vi sono molti aspetti, in questo nuovo romanzo di Neil Gaiman, che possono sconcertare chi si aspetta un trattamento più convenzionale della materia, ma sono proprio questi che rendono il libro più interessante e originale di quello che sarebbe stato altrimenti. American Gods è essenzialmente un gothic novel ambizioso e dalla premesse altisonanti. Non riesce mai a onorarle del tutto, ma nonostante questo, o forse grazie a questo, si fa apprezzare più di prodotti maggiormente in riga con il genere.
Un uomo che ha poco passato, pochi pensieri e apparentemente nessuna psicologia, e che infatti non ha altro nome se non Shadow, "ombra", è appena uscito di prigione dove ha scontato tre anni a causa di una rapina alla quale sua moglie l'aveva convinto a partecipare. Appena tornato libero scopre che la moglie, che aveva una relazione con il suo migliore amico, in un incidente di macchina è morta con lui. Non gli resta nessun motivo per stare al mondo, ed è proprio allora che incontra Mr. Wednesday, un anziano bevitore, truffatore e seduttore di ragazzine che gli propone di lavorare per lui come guardia del corpo. "La tempesta è vicina", dicono Wednesday e i suoi strani amici, tutti bizzarri emigrati dall'Europa, e Wednesday ha bisogno di qualcuno di cui potersi fidare. E la tempesta, nientemeno, è quella tra i vecchi e i nuovi dei. Perché Wednesday in realtà è Odino, il Wotan di Wagner, emigrato in America come tutti gli altri dei celtici, nordici, slavi e mediterranei. Dimenticati nei loro vecchi mondi, gli antichi dei restano immortali, ma se non vengono nutriti dall'adorazione dei fedeli e da costanti sacrifici perdono potere e si riducono all'ombra di se stessi ("ombra", come si è detto, è anche il nome del protagonista). È così che hanno preso la via dell'America, dove sopravvivono facendo i mestieri più umili, così come hanno fatto per generazioni i popoli che un tempo li adoravano.
La tempesta che si avvicina è quella che i nuovi dei vogliono scatenare contro i vecchi per toglierli di mezzo una volta per tutte. Televisione, carte di credito, mass media, Internet. Sono questi i nuovi dei, forniti di elicotteri neri senza insegne e di treni piombati dove torturano i loro prigionieri, nella migliore tradizione della paranoia americana come ci è stata insegnata dai telefilm di X Files. Visti da vicino, i nuovi dei sono gradevoli: belli, biondi, ben vestiti, sembrano tutti usciti da un pubblicità televisiva o da una puntata di Cheers, ed è un peccato che Gaiman non abbia approfondito più di tanto la contrapposizione tra i due gruppi. Il suo interesse va tutto ai vecchi dei, che per la sua immaginazione sono ben più interessanti.
Il romanzo prende corpo con grande lentezza e in una successione di episodi e divagazioni che sfidano continuamente le premesse del gothic e dell'horror. Poca violenza, poco sangue, poco il compiacimento per il disgustoso. Un lungo vagare, invece, di Shadow, Wednesday e dei loro occasionali compagni, per il Midwest americano più squallido e dimenticato, tra il Wisconsin, l'Illinois e il South Dakota alla ricerca di giostre di paese, agenzie di pompe funebri, motel diroccati, riserve indiane impoverite e lindi paesini che nascondono infami segreti. È in questi luoghi che Wednesday deve reclutare gli antichi dei e convincerli a partecipare alla battaglia finale. Avverrà in un luogo turistico della Georgia, ma "dietro le quinte del reale", senza che abitanti e turisti abbiano il minimo sospetto che mentre loro stanno guardando il panorama dalla Lookout Mountain qualcuno si sta battendo per il possesso dell'anima dell'America, e anche della loro.
Attraverso una prova iniziatica che ricorda quella del mito di Gilgamesh, Shadow scoprirà infine la verità sul suo passato, e capirà di avere in mano le chiavi della guerra. Non diremo di più, se non che American Gods, che non si ferma davanti a nessuna assurdità e che tralascia tranquillamente di spiegare quello che sarebbe troppo difficile spiegare, è una lettura intrigante proprio per la sua strana torpidità, per il suo lento vagare attraverso le aspettative di un genere che vengono sempre intelligentemente deluse.
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