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Romanzo che definire gotico è quantomeno inopportuno. Direi che del gotico non ha quasi nulla e credo che sia decisamente improprio il paragone con Poe e Conan Doyle, scrittori di ben altra caratura. Più opportuni direi è paragonarla a Verne. Della Corelli ho già letto Vendetta ( La copia leggibile sì ma spudorata del Conte di Montecristo, ad essa nettamente superiore) e questo romanzo conferma il mio giudizio su di lei. Ella era una scrittrice capace di sfruttare per i suoi romanzi tematiche inusuali (come in questo caso il tema della reincarnazione), molto suggestive e promettenti, messe però poi al servizio di una trama che spesso sfociava nel sentimentalismo, nei luoghi comuni della narrativa popolare di fine secolo, nel tragico che si tinge di toni melensi. Insomma una scrittrice popolare, dal talento indubbio, ma sempre marcatamente commerciale e contraddistinta da una scrittura semplice, non ricercata, arricchita soltanto dai barocchismi descrittivi di fine secolo. Certamente grazie alle sue opere capiamo che la narrativa commerciale dell'Ottocento era per tematiche e qualità complessiva superiore alla sua equivalente odierna, ma ci troviamo di fronte sempre ad opere tutto sommato modeste. Da apprezzare, oltre all'originalità dell'ambientazione e della tematica del romanzo, sono le acute considerazioni sulla società tardo-vittoriana, sulle sue ipocrisie e paure misogine, al tempo stesso denunciate dall'autrice ma a tratti supportate dalla stessa (forse questo comportamento contraddittorio era tenuto dalla scrittrice per risultare gradita sia al pubblico maschile che a quello femminile, io almeno credo questo, in virtù dell'evidente talento dell'autrice nel crearsi un personaggio e nel pubblicizzarsi). Libro adatto a chi ha voglia di una lettura scorrevole e disimpegnata, per immergersi a fondo nei gusti dei lettori di fine secolo (non quello appena trascorso, ma l'800 ovviamente).
E' un libro fitto di mistero, appassionante e decisamente fuori dall'ordinario. La storia appassiona da subito, è difficile da etichettare in una categoria ma è assolutamente una storia di mistero e di insegnamento. Lo consiglio a chi vuole leggere qualcosa di diverso e leggero
Recensire un libro del XIX secolo non è impresa facile. Non si possono usare gli stessi parametri che useremmo per un'opera contemporanea. Va visto secondo i canoni e i criteri dell'epoca. Lo stile è quello gotico che tanto affascinava gli autori di allora. La storia ha un sapore vagamente misterioso ma in realtà persino troppo scontato. Capire come finirà è questione di un attimo. Eppure il racconto è gradevole e i personaggi ben delineati. Gradevole siparietto delle personalità dell'epoca. Un piccolo appunto all'edizione moderna: la trama che appare nel risvolto di copertina è errata. In realtà i fatti si svolgono in maniera piuttosto diversa. Gervase non ha mai dipinto il ritratto di Ziska prima di incontrarla, e questo non ha certo fatto il giro del mondo. Capisco che in questo modo la storia appaia molto più affascinante ma non si possono stravolgere a tal punti gli eventi.
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