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Zibaldone di pensieri. Nuova edizione tematica stabilita sugli Indici leopardiani - Giacomo Leopardi - copertina
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Zibaldone di pensieri. Nuova edizione tematica stabilita sugli Indici leopardiani
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Descrizione


Per un intero secolo, da quando, nel 1898-1900, Giosuè Carducci ne patrocinò la prima edizione a stampa, lo "Zibaldone di pensieri" di Giacomo Leopardi è assurto a simbolo del "frammento" per eccellenza. Quello che è da tutti considerato un capolavoro assoluto di prosa letteraria, è stato presentato da una lunga tradizione come un'opera volutamente asistematica, un flusso di pensieri senza ordine. A distanza di più di un secolo da quella prima edizione carducciana, il meticoloso e acuto lavoro critico-filologico di Fabiana Cacciapuoti ha portato alla luce l'idea di una grande opera per "trattati", di cui l'enorme mole di appunti raccolti nei quaderni null'altro rappresenta che l'immane lavoro preparatorio; un testo dotato di precise chiavi di lettura, organizzabile - se non compiutamente organizzato - a partire da ben definiti fuochi tematici. Una traccia di un simile progetto è contenuta nella lettera con cui Leopardi rispondeva, il 13 settembre 1826, al suo editore milanese Antonio Fortunato Stella, che gli aveva chiesto di comporre un dizionario filosofico alla maniera di Voltaire. Con un Preludio di Antonio Prete.
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Dettagli

2014
30 novembre 2014
LVI-1231 p., Rilegato
9788868431204

Voce della critica

  Questo corposo volume che presenta una nuova edizione dell'opera più impegnativa e ostica di Leopardi deve essere considerato come un vero evento editoriale, in quanto la composizione dello Zibaldone (per giustapposizione di parti e per sequenza di riflessioni sulle passioni, le qualità umane, le arti, la letteratura e la memoria autobiografica) viene qui ripensata a partire dalle indicazioni dello stesso autore. Il passaggio da raccolta di frammenti a sistema è stato reso possibile, come spiega Antonio Prete nel suo Preludio e poi Fabiana Cacciapuoti in un interessante saggio introduttivo, dallo studio severo del corpus dell'opera: un manoscritto immenso di 4526 pagine, più un lemmario di 555 schedine, più 38 schede (le cosiddette "polizzine richiamate"), più tre indici, più sette schede di più ampio formato (le "polizzine non richiamate"), ciascuna delle quali dedicate a un percorso tematico. L'insieme delle carte che compongono l'opera offrono più di un indizio all'ipotesi che l'autore pensasse allo Zibaldone come a una sorta di macchina con un alto grado di componibilità e ampie possibilità di consultazione e di ricerca. La selva fitta di una riflessione serrata e febbrile (in cui si avvicendano il frammento teorico, la nota al margine dei testi antichi, gli aforismi, le forme dell'affabulazione, le pagine di un diario, le meditazioni sul potere e i costumi, le indagini sulle lingue, sulla traduzione, sulla trasmissione) doveva apparire impenetrabile all'autore stesso. Leopardi decise allora di assumere (attraverso le indicazioni delle "polizzine") il ruolo di guida nella lettura della sua opera, perché i pensieri si potessero richiamare, corrispondere e aggregare, come spiega efficacemente Antonio Prete: "La guida vorrebbe insomma avvertire che il cammino si svolge all'aperto, e ci sono, prima e dopo il singolo passaggio, lontananze e riflessi che possono attrarre lo sguardo dell'osservatore". Viene spontaneo, di fronte al risultato sorprendente raggiunto da questa nuova edizione, ripensare alla linea interpretativa che ha visto nell'opera di Leopardi un "brogliaccio" al servizio dell'opera poetica, una sorta di journal intime, mentre rimane valida la felice definizione di Solmi di "pensiero in movimento", laddove il movimento venga pensato nella direzione di una sua precisa organizzazione concettuale del tutto opposta al caos apparente. Tale impostazione del tutto nuova, che tiene conto delle indicazioni delle polizzine seguendo un percorso tematico (che prevede anche dei richiami lemmatici a margine) consente al lettore una lettura multipla in cui si possono seguire tutti i possibili intrecci fra le parti. Inutile indicare la modernità dell'idea di Leopardi che non può non far pensare alla nostra navigazione moderna attraverso link e siti della rete. Così, sotto il titolo Trattato delle passioni possiamo ritrovare, in un ordine mobile e sempre provvisorio, le riflessioni del Leopardi moralista, mentre nel Manuale di filosofia pratica vediamo raccolti i pensieri rivolti alla cura di un sé assediato dal senso del tragico e della finitudine. La sezione Della natura degli uomini e delle cose raccoglie passaggi e frammenti sul mondo naturale e il suo rapporto con la vita umana, mentre le due grandi schede che rinviano ai frammenti relativi a una Teorica delle arti e delle lettere, dispiegano in pagine straordinarie una sorta di antropologia della bellezza. L'opera si chiude con la sezione Memorie della mia vita: non un diario autobiografico ma una continua interrogazione sull'esistenza, la vanitas, il tempo e le fantasmagorie del nulla. Insuperabili le pagine sulla "ricordanza", che poggia sull'esperienza della fanciullezza e che è concepito come ritorno, con un legame stretto con il meccanismo (che sarà poi studiato da Freud) della ripetizione.   Monica Bardi

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Conosci l'autore

Giacomo Leopardi

1798, Recanati

Primogenito del conte Monaldo e di Adelaide dei marchesi Antici, crebbe in un ambiente politicamente e culturalmente retrivo, del cui conformismo non tardò a soffrire. Ricevette la sua prima educazione dal padre (il quale coltivava interessi letterari ed eruditi) e da precettori ecclesiastici, ma presto continuò gli studi per conto proprio nella ricca biblioteca paterna, perfezionandosi nella conoscenza del latino e imparando da solo il greco, l’ebraico e alcune lingue moderne. Risalgono a questo periodo (1808-16 ca) le sue versioni di Esiodo, degli Idilli di Mosco, del primo libro dell’Odissea, della Batracomiomachia, e la composizione di rime bernesche, di due tragedie, di poemetti biblici, di dissertazioni filosofiche, di opere erudite come la Storia dell’astronomia...

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