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“La zia marchesa” è un romanzo sviluppato su vari piani narrativi, Amalia Cuffaro narra la vicenda ma c’è anche un’altra voce narrante che racconta fatti di cui la balia è all’oscuro. Simonetta Agnello Hornby posiziona i suoi personaggi in un contesto storico molto ben curato, che fa funzionare perfettamente l’intero racconto, dal crollo del regno borbonico al Regno d’Italia, la disperazione dei contadini che speravano di avere così una migliore condizione sociale e invece saranno schiacciati dalle tasse e che saranno costretti a chiedere aiuto alle mafie, in tutto questo anche l’aristocrazia si vede indebolita. I personaggi sono ben caratterizzati e descritti, la protagonista Costanza Safamita lotta fin da quando è nata contro il pregiudizio della gente, i suoi capelli rossi sono simbolo di malvagità e le prese in giro o addirittura violenze sono all’ordine del giorno, ma questo non abbatte il temperamento della ragazza se sua madre non riesce a darle l’affetto tanto desiderato, suo padre la protegge e cerca di darle tutto l’amore possibile. Sarà lei l’unica vera erede dei Safamita poiché i suoi due fratelli non sembrano esserne all’altezza mentre lei si. Il matrimonio di Costanza sarà tormentato ma sorvolando su questo fatto, la cosa incredibile è che contrariamente agli usi del tempo sarà proprio lei a scegliersi un marito, facendo intendere la forza d’animo della futura Marchesa. Il libro mi è piaciuto molto. Ho molto apprezzato i proverbi in dialetto siciliano all’inizio di ogni capitolo e la scrittura scorrevole e appropriata per l’epoca e la regione in cui si svolge la vicenda. È il primo libro che leggo di Simonetta Agnello Hornby e sono rimasta piacevolmente soddisfatta.
Lei è un autrice meravigliosa. Riesce in modo intelligente e elevato a far vivere i tempi raccontati, con un ambientazione storica e culturale che indicano studi approfonditi ma soprattutto capacità di scrivere con apparente semplicità. In realtà è di alto livello, bravissima nel raccontare la storia di una famiglia e della zia Marchesa...
L’ho letto si puô dire d’un fiato. Già conoscevo l’auteice e la sua scrittura mi attrae. Ma con questo libro mi ha colpita nel profondo. In principio Quasi senza senso, profetico e anche con un leggero senso di smartimento. Ma quando le tessere si mettono a posto ne resti sconvolto. Senri il dolore e l’impossibilità di rimediare a un torto.
Recensioni
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“Costanza paragonava la vita a un enorme monetario, suddiviso in cassetti di diverse dimensioni. Alcuni erano vuoti. Altri, quelli più capienti, contenevano le cose di prima necessità, gli elementi fondamentali. Nei più piccoli andavano le cose piccole, quelle del diletto, superflue ma importanti: quelle che danno gusto e sapore alla giornata ben vissuta”.
Attesa alla prova del secondo romanzo, dopo lo straordinario successo internazionale di “La Mennulara”, Simonetta Agnello Hornby torna nella sua Sicilia facendo un balzo indietro nel tempo e descrivendo opulenza e decadenza di una grande famiglia aristocratica, nello storico passaggio tra Borboni e Savoia, dalla seconda metà dell’800 ai primi anni del fascismo. La figura della protagonista, Costanza Safamita, è rievocata dalla sua balia: anche in questo nuovo libro la struttura portante è impostata sulla dinamica sociale tra padroni e servitù.
Tutti i grandi nomi della letteratura siciliana contribuiscono in qualche modo alla costruzione di questo libro: per darne un’idea, si può precisare che all’indimenticata lezione dei veristi Verga e De Roberto si affianca la più moderna complessità di Tomasi di Lampedusa e della Maraini di “Marianna Ucrìa”, e non manca, nel quadro della mafia nascente innestata sull’antico sistema feudale, il ricordo di Sciascia; completiamo la galleria dei rimandi aggiungendo che del personaggio autentico della “zia marchesa” scrisse anche Pirandello, i cui paradossi sentimentali si ritrovano nelle varie fasi del matrimonio di Costanza, e che l’uso dei termini dialettali riecheggia quello di Camilleri.
L’autrice è riuscita ad armonizzare felicemente questo ricco back ground, presentando in un affresco imponente una cultura in evoluzione, con storie che attraversano le generazioni e le classi sociali, in cui campeggiano soprattutto ritratti di donne, a volte vincitrici a volte sconfitte, ma sempre espressioni di un’antica saggezza.
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