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Il ponderoso volume su funzionamento e prodotti della zecca di Venezia nel periodo che va dalle sue origini, nel periodo Carolingio, al quindicesimo secolo si basa su uno studio approfondito delle fonti d’archivio e su un’attenta disamina delle monete veneziane medioevali e dei contesti relativi al loro ritrovamento. L’autore, "Curator of Numismatics” presso l’Università di Princeton, apre con una panoramica cronologica sullo sviluppo delle attività di conio veneziane e sul ruolo che esse hanno avuto nel garantire gli scambi commerciali e la prosperità della repubblica mercantile. Nell’epoca delle monete divisionali, dall’800 al 1200, Venezia seguì il modello di altre città italiane che avevano un solo taglio, a imitazione del denarius d’argento fino introdotto da Carlo Magno, di cui però vennero gradualmente ridotti il formato, la percentuale di metallo prezioso nella lega e l’accuratezza del conio. Intorno al 1200, Venezia portò l’Europa nell’epoca del grosso, creando il primo grande conio multiplo in argento. Nello stesso secolo Venezia produsse il primo ducato, la moneta d’oro che avrebbe dominato il commercio nell’area mediterranea e sarebbe rimasta virtualmente inalterata per sei secoli. Altri tagli furono coniati poi con il diversificarsi della produzione monetaria di Venezia: il soldino per i piccoli scambi e il tornesello, moneta sopravvalutata la cui circolazione venne limitata alle colonie veneziane dell’Egeo. Stahl esamina il ruolo della zecca nella vita della Venezia medievale, illustrando le tensioni che esistevano all’interno degli organismi politici tra quanti puntavano a ricavare il massimo profitto dalla zecca controllata dallo Stato e quanti volevano che la produzione monetaria andasse maggiormente incontro alle necessità dei mercanti. La sezione conclusiva del libro porta il lettore all'interno della zecca, collocata nella Piazzetta di fronte al palazzo del doge. Stahl illustra le tecniche di pressoincisione, di raffinazione e fusione dei lingotti, il dimensionamento e battitura delle monete.
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