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Anno edizione: 2023
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Piccola gemma dimenticata. Guardate una corona reale, una qualsiasi… vedrete tante pietre preziose incastonate su un altrettanto prezioso supporto. Ce ne sono di piccole dimensioni, medie e grandi e poi c’è lui… il grosso diamante che offusca con la sua presenza tutte le altre. Ecco… “Wet dream”, l’album di debutto da solista di Richard Wright, è una di quelle gemme “secondarie” che quando uscì, nel 1978, fu offuscata da “Animals” prima e da “The wall” dopo. Come poteva competere con due pesi massimi del genere? E infatti soccombette… rimasta nell’oblio musicale per decenni fino a quando, per contrastare l’immondizia musicale tanto esecrata dal nostro Franco Battiato, il Dio della Musica l’ha fatta risorgere aiutato dal resuscitatore Steve Wilson. Richard Wright è stato uno dei tastieristi più importanti della musica moderna del 20° secolo.Poco incline al protagonismo, silenzioso, distaccato fin a sembrare quasi ininfluente per la storica produzione dei Pink Floyd, ma prima David Gilmour poi anche l'edonista Roger Waters non hanno potuto che elogiarne le enormi capacità (sia come autore che come interprete) ed i meriti.Con i Pink Floyd Wright scrisse, da solo o con un altro componente del gruppo, molte stupende canzoni, una fra tutte “The great gig in the sky” ma la dominanza di chitarra elettrica e basso, tipiche delle canzoni Rock e Progressive, hanno spesso messo in secondo piano il suono delle sue tastiere. E se poi chitarra e basso vengono suonate da Gilmour e Waters, beh…Questo album, il primo dei due da solista, è difficile e va ascoltato più volte anche da chi già conosce bene le sonorità classiche pinkfloydiane, ma alla fine non può che conquistarti.
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