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Recensioni We Get Requests

We Get Requests di Oscar Peterson
Recensioni: 5/5
Utilizzando la crème dei tecnici del suono e l’ineguagliabile qualità della produzione affidata alla Quality Record Pressings, la nuova serie Acoustic Sounds è masterizzata a partire dai nastri originali, stampata su vinile da 180 grammi e confezionata in copertine gatefold (“a libro”) ad alta qualità, curate dalla Stoughton Printing Co., dove – come si usava nei dischi dell’epoca – il foglio di carta stampato è applicato sul cartone (e quindi non è quest’ultimo ad essere inchiostrato direttamente). Il tutto sotto la supervisione di Chad Kassem, CEO di Acoustic Sounds, la società più affermata nel campo delle pubblicazioni per audiofili. Le pubblicazioni sono selezionate dallo straordinario catalogo Verve/UMe e, per iniziare, la serie si concentra su alcuni degli album di maggiore successo degli anni ’50/’60. questa volta tocca ad un album che potrebbe essere indicato come paradigma di una esibizione perfetta di trio eccezionale. Quale trio? Quello di Oscar Peterson, con Ray Brown ed Ed Thigpen…
We Get Requests - OSCAR PETERSON
Quattordici anni con l’etichetta Verve. E questo è l’ultimo album per lo storico marchio di un grande dei grandi. Potrebbe essere considerato il frutto più maturo di più di un sodalizio: nel 1949 l’impresario Norman Granz (fondatore delle etichette Norgran e Clef, poi confluite in Verve) alla Carnegie Hall di New York aveva presentato ad un pubblico dapprima attonito – e subito dopo entusiasta – un giovane prodigio canadese del pianoforte: cominciava così la folgorante carriera di Oscar Peterson. Il bello è che quella sera Peterson aveva al fianco un coetaneo di nome Ray Brown al contrabbasso: altro sodalizio destinato a durare per decenni. Ma veniamo a questo album: siamo nel 1964, e sappiamo che Peterson e Brown erano inseparabili da tanti anni. Completava il trio un mago dello “swing sottovoce” come Ed Thigpen, batterista del trio ormai da cinque anni. Un meccanismo perfettamente oliato, dunque, con l’”erede di Art Tatum” (etichetta lusinghiera, ma che a Peterson stava un poco stretta) in forma smagliante, una ritmica telepatica, una showmanship in grado di spaziare dai grandi classici ai successi del momento (tali erano, in quei giorni ormai lontani, “Corcovado” e “The Girl from Ipanema” di Jobim, “The Days of Wine and Roses” di Mancini…), il tutto impeccabilmente registrato agli RCA Studios in tre sedute di registrazione assolutamente perfette.)
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