La formula del trio (piano, contrabbasso, batteria) in questi ultimi anni vanta luminosi esempi, anche nel jazz italiano, grazie alle formazioni di Enrico Pieranunzi e di Doctor 3 che hanno raccolto favori di pubblico e critica sia in Italia, sia all’estero. Wasabi rappresenta la più recente e fresca espressione di questa classica formazione che, non a caso, sintetizza e rielabora i linguaggi dei tre componenti che vantano anni di esperienza nel jazz, nel rock, nella musica contemporanea e in quella elettronica. Ascoltando le loro performance si ha l’impressione di avere quasi a che fare con una piccola orchestra; il merito va ascritto alle capacità tecniche ed al gusto dei tre musicisti che si superano nell’arricchire le esecuzioni con colori e sottolineature assai riuscite. La sezione ritmica, oltre al poderoso e puntuale e puntuale incedere del contrabbasso di Lorenzo Feliciati (anche principale compositore dei brani della band), conta sull’agile drumming di Emanuele Smimmmo, assai abile nell’uso dei piatti e con un approccio al tempo che ricorda il miglior Paul Motian. Wasabi, pur rispettando la tradizione, sceglie quindi di “guardare avanti” attraverso l’uso di sonorità, soluzioni ritmiche e di arrangiamento desuete per i normali “acoustic trio”. In questo appare geniale l’uso del Moog Piano System applicato al piano acustico di Alessandro Gwiss che, con particolare gusto e sobrietà, allarga gli orizzonti musicali della formazione con sapienti “pennellate” che ben si fondono con i “silenzi” del suo pianismo. Un approccio al piano, il suo, che ricorda in alcuni punti il grande Bill Evans; mirabile, comunque, l’interplay che riesce a creare con i suoi compagni di viaggio il che lascia presagire per Wasabi un futuro ricco di “generosi” frutti” sulla scia di E.S.T. (EsbjÖrn Svensson Trio), una delle più entusiasmanti formazioni degli ultimi anni.
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