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recensione di Crisma, A., L'Indice 1998, n. 5
A due originali pensatori di epoche differenti, diversi quanto a stile e interessi, ma accomunati da un atteggiamento di rigoroso razionalismo e dalla propensione a una rielaborazione creativa della tradizione confuciana a cui entrambi si richiamano, sono dedicati questi due libri, che inaugurano una nuova collana della casa editrice Cafoscarina di Venezia, "Cina e altri Orienti". Vissuto nel I secolo dell'era volgare, età caratterizzata dalla diffusione della fede nel soprannaturale e nel magico e dal protagonismo dei "fangshi" ("uomini delle arti segrete"), Wang Chong contrappose alle concezioni allora dominanti un netto rifiuto di ogni atteggiamento superstizioso. Il volume di Lanciotti presenta le tematiche e i passaggi salienti della sua opera, il "Lunheng" ("Bilancia di discussioni"), che contiene una sistematica confutazione di vari miti e delle credenze nei prodigi e nelle profezie, nonché la negazione dell'esistenza degli spiriti e dell'efficacia di preghiere e sacrifici. Quest'ironico scetticismo non si traduce peraltro in un rifiuto dei riti, ma in una significativa riaffermazione della loro validità di ordine estetico e simbolico.
A un celebre trattato di Xunzi (310-215 a.C.) "sulla malvagità della natura umana" ("Xing e") è dedicato il libro di Maurizio Scarpari, che ne presenta la traduzione integrale nel contesto della vivace controversia sviluppatasi sull'argomento dal IV secolo a.C. Se la natura umana ("xing") sia definibile come positiva spontaneità vitale da preservare e alimentare oppure come istintualità selvaggia e anarchica da coartare e reprimere, se rappresenti il mero ambito degli appetiti e delle pulsioni o comprenda in sé il germe del sentimento etico - questi gli interrogativi sui quali si svolse un dibattito appassionato che divise la stessa scuola confuciana, e nel cui ambito la concezione di Xunzi si connota peculiarmente. La natura ignora le distinzioni morali, egli asserisce polemicamente contro i sostenitori dell'originaria bontà di "xing", e in questo senso è imperfetta e manchevole, e peraltro è tale incompiutezza a rappresentare il movente del processo di perfezionamento che l'educazione consente di attuare. Agli apologeti della spontaneità naturale si oppone così la celebrazione dell'agire consapevole ("wei)" che edifica la civiltà e la cultura come mondo dei valori e dei fini.
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