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Un testo per il piacere della lettura: l'avevo letto nel 1990, all'uscita per i non dimenticati "I Grandi" degli Editori Riuniti. Ora lo ritrovo qui, in una nuova traduzione (chissà perché, quella vecchia era deliziosa). Consigliato senz'altro a chi ha dimestichezza e inclinazione per le eleganti acrobazie metaletterarie di Lem, al lettore smaliziato insomma, capace di apprezzare queste nuove "finzioni".
Chi conosce un po' Stanislaw Lem ha presente il suo gusto per i riferimenti a testi che non esistono. In "Solaris", per esempio, ci sono interi capitoli in cui si parla degli studi fatti sul misterioso pianeta, con tanto di bibliografia e brevi citazioni. Tutto inventato, naturalmente. In "Vuoto assoluto" questa tendenza conquista il centro della scena e il libro consiste in una serie di recensioni di opere letterarie e scientifiche che non esistono; con un'unica eccezione: la prima è una recensione di "Vuoto assoluto" stesso, quindi di un testo esistente che contiene la recensione di se stesso! Il libro è pieno di idee spiazzanti e acute riflessioni, ma francamente non è il Lem che preferisco. L'opera indugia in molti casi su paradossi logici e scientifici, risultando spesso basata su un gusto dell'arguzia intellettualistica. Nelle parti dedicate a temi letterari emerge una visione della letteratura come grande discorso sul nulla, in cui il linguaggio, di cui il testo si compone, in fondo non è altro che l'ambiguo e inaffidabile strumento di una messa in scena che nasconde il vuoto. Nell'ultima parte Lem si volge a tematiche più scientifiche, relative al ruolo della tecnica, al dominio del caso, al contatto tra umano e non-umano; tuttavia questi stessi argomenti, caratteristici delle sue opere narrative, presentati in chiave espositiva e paradossale perdono in parte di fascino e potenza.
Si tratta di un libro stranissimo (ma ci si aspetterebbe altro da Lem?): l'autore recensisce libri mai scritti, soprattutto romanzi, perfino il libro stesso quasi in un paradosso. Il padre spirituale di questo genere letterario è Borges, citato e amato da Lem. Si inventa trame inverosimili, ironizza sul romanzo e sull'antiromanzo, discute teorie letterarie..... Soprattutto è un modo per dire il suo parere su tutto. Lo consiglio però solo a chi ha solide basi letterarie e ha letto molti libri, altrimenti non si capirebbero le numerose allusioni.
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