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scheda di Boatto, A., L'Indice 1995, n. 7
Gino Baratta è stato per chiari segni un solitario, un "maestro-suggeritore", un compagno di strada, sapiente e discreto, di poeti, di scrittori e di artisti. Ma era arrivato ad affacciarsi anche all'"ufficialità" culturale, collaborando all'"Enciclopedia Einaudi" con le voci "Ritmo", "Linguaggio", "Argomentazione" e all'"Enciclopedia della Letteratura Feltrinelli" con la voce "Avanguardie". La sua attività si è svolta dentro un arco temporale compreso tra due inizi molto dissomiglianti: i primi anni sessanta e i primi anni ottanta. Nel 1984 termina la sua corsa n‚ fulminea n‚ lunga, ma certamente ingiusta: muore a cinquantadue anni, per quello che fino a ieri era considerato il male del secolo. Questo solitario ha potuto contare tuttavia su un piccolo numero di amici affettuosi e un po' incredibili nei nostri anni di proclamata non amicizia. Tra i molti materiali lasciati da Baratta, hanno riunito e ordinato un gran numero di articoli e di saggi, arrivando a dare alle stampe ben tre raccolte nuove. "Il voltafaccia del linguaggio" è appunto l'ultima. Baratta milita a favore della cosiddetta seconda avanguardia. La sua vera originalità non consiste tanto nel porre, senza alcuno esitazione, al centro del "nuovo" il problema, la "spina" del linguaggio, quanto nel sapere mettere al servizio di questa centralità una strumentazione critica adeguata. Si tratta di una forma di "neoretorica", maturata, si direbbe, frequentando il laboratorio della ricerca sperimentale, e orientata con spericolatezza verso il basso, il corporeo, il vuoto, il nulla. I saggi centrali di questo libro sono dedicati a Manganelli, Zanzotto e Handke per la letteratura, e a Novelli e Licini per l'arte figurativa.
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