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Anno edizione: 2022
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Hera torna a casa dopo tanti anni, per una fuga d'amore. Chissà cosa direbbero le sue antenate, ora che anche lei ha fatto una brutta fine come Emma Bovary: l'uomo con cui viaggia parla la sua stessa lingua ma non è suo marito. Skerd le fa sentire di nuovo che la bellezza è un rischio, il desiderio una provocazione, le donne seducenti come lei una minaccia. Certo, appartenere a qualcuno può sembrare rassicurante, ma presto si mostra per ciò che è davvero: una gabbia. E da quella gabbia, anche se dentro non si sta poi cosí male, Hera dovrà fuggire ancora una volta, come tanto tempo prima. Un'educazione sentimentale ironica e intelligente, capace di rovesciare molti stereotipi su ciò che crediamo di sapere delle donne.
Hera è nata in un Paese del socialismo reale dove la donna lavora almeno quanto l'uomo e la bellezza è una colpa, soprattutto per una ragazza ambiziosa come lei. Da piccola divorava i romanzi di Tolstoj e Balzac, in cui le eroine sono tutte fedifraghe e di solito fanno una brutta fine, ma anche tanti libri di propaganda secondo cui l'ideale femminile è sposarsi e lavorare in campagna. Hera è cresciuta cosí, in bilico tra il desiderio di diventare qualcuno e la consapevolezza di dover rigare dritto, tra la voglia di vestirsi alla moda sfidando le censure del regime e i rimproveri di nonna Asmà. Poi, un giorno, è partita per Roma. In Italia all'inizio ha sofferto, si è sentita smarrita. Insieme a Stefano però ha trovato il suo centro: è diventata un'artista, ha dei figli che ama, non ha piú avuto paura di sembrare troppo. E allora cosa ci fa a Tirana con Skerd, uno con cui non ha nulla da condividere se non il corpo? E perché insieme a lui sente pulsare cosí forte l'eco della lingua madre? Hera non è piú quella ragazzina che cercava il grande amore nel dramma e negli uomini autoritari, ma ogni cosa intorno a lei sembra volerla ricacciare di nuovo nel passato da cui è fuggita. Con la sua voce essenziale e un umorismo piú tagliente che mai, Anilda Ibrahimi ha scritto un romanzo sulle insidie dell'appartenenza e della memoria, sui modelli femminili da incarnare e ribaltare, sull'importanza di rimanere fedeli a ciò che siamo diventati quando il tempo insiste per riportarci indietro.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
🇦🇱Hera è nata in una famiglia tradizionale albanese, in cui devi fare ciò che il capofamiglia ti impone, quello che è vietato lo puoi fare solo di nascosto quando hai la certezza di non esser vista da nessuno che ti conosce. Ma Hera non riesce a sottostare a questo regime così restrittivo e appena può si trasferisce a Roma dove, oltre a trovare il lavoro dei suoi sogni, sposa Stefano, dal quale ha due figli. All’apparenza ottiene tutto ciò che desidera finché si ritrova nuovamente nella sua terra natia, in compagnia di Skerd, il suo amante. 🇦🇱Ho letto questo testo in quanto è candidato al Premio Letterario Giuseppe Acerbi che quest’anno riguarda la letteratura albanese. 🇦🇱Un libro per me senza infamia e senza lode, a tratti mi è piaciuto e a tratti l’ho trovato un po’ piatto. I capitoli si alternano tra il presente in Italia e il passato, raccontando di un’Albania che alla protagonista sta stretta, ma rimane comunque la terra a cui è più legata e dove torna sempre. 🇦🇱Hera è una protagonista dalle mille contraddizioni, ma come darle torto, la sua storia è sicuramente quella di tante donne e non è facile da raccontare e da far capire. Ho percepito tanto femminismo in queste pagine, sapete quanto io lo apprezzi, ma è mancato qualcosa, alcuni capitoli erano molto freddi e poco convincenti. 🇦🇱Per me è stato un NI ma se l’avete letto mi piacerebbe sapere la vostra opinione. Tra l’altro l’autrice ha scritto altri libri, tutti pubblicati in Italia da Einaudi, non mancherò di leggerli.
L'ho divorato in meno di due giorni
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