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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Una vasta selezione dell'opera poetica Ludovica Ripa di Meana, a cura di Davide Tortorella, per scoprire una voce ancora poco nota, ma dirompente e originalissima, della nostra letteratura.
Questo volume nasce come silloge di liriche composte nell’arco di quarant’anni, cresce per volontà propria, e diventa: un romanzo, un dramma, un regesto, uno zibaldone, un sillabario, un murales – insomma, definirlo un ibrido è riduttivo: come se perfino la parola “ibrido” fosse stata costretta a un cambiamento di sesso. Per di più, non tutto è stato previsto dall’autrice, che sa sempre appena un po’ di quanto è accaduto, o sta per accadere. Ma che razza di poeta è, Ludovica Ripa di Meana? Una razza venuta dallo spazio, cavalcando un’onda anomala, che annovera un esemplare solo. Un poeta che non si può leggere d’un fiato perché ti fa trasalire di continuo. Che canta quasi sempre ma non fa ballare quasi mai. Una fedele di un amore solo. Che mette tutto Dio dentro la parola che lo nomina, e poi, per ateo che tu sia, ti fa venerare quella parola, e perciò tutte le altre, come venereresti Dio, se ci credessi. Un poeta capace di scrivere un testo che ti cambia in mano per trasmutazione alchemica, che converte la poesia in prosa e la prosa in poesia, la pietra in foglie, e la neve del tempo nell’acqua degli occhi: questo libro. Che non assomiglia a nient’altro.
(Davide Tortorella)
Indice
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Questo libro è ottimo, anzi eccellente; e non se ne parlerà mai abbastanza. Tra l'altro dimostra che la poesia non è quello che siamo abituati a sorbirci da parte degli autoproclamatisi eletti, che si esibiscono sui palcoscenici più che dare vera sostanza alla loro scrittura. Ciliegina sulla torta la parte introduttiva, davvero notevole.
Un libro incredibile da parte di una delle grandi poetesse del secolo scorso, e di questo che passa. Amo Ludovica fin dal suo La Sorella dell'Ave, ma ancora prima era già nota per la sua intervista-biografia a Contini. Qui si tratta, come spiega Tortorella nella bellissima introduzione, di un percorso esistenziale e filosofico attraverso gli anni, scandito in dimensioni e tappe diverse, da godere e centellinare, a seconda dei bisogni e delle inclinazioni di ciascuno. Ci sono poesie ed aforismi cortissimi, da leggere e rileggere e ricopiare e metterti sulla scrivania mentre scrivi, e ci sono testi più lunghi, che riflettono sul caos dell'essere, e del non essere, sulle perdite, le morti, e la vita con il suo mistero. Non credo di poter fare giustizia a tutto il contenuto, ma è un libro da tenere, da amare, a cui tornare nel tempo, e che rappresenta quanto di meglio c'è in noi, nella poesia contemporanea, e nel bisogno che abbiamo di parole per capire noi stessi e gli altri.
Il libro contiene moltissime poesie e una parte finale per lo più in prosa (tre pensieri recitano: "i morti non lo sanno ma danno un gran daffare ai vivi", "la solitudine concede impensabili trasgressioni alla dittatura delle nostre ossessioni", "è la passione che crea il mito"). Pochissime poesie mi hanno colpito positivamente.
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