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"Voci” (“asuad”) è un romanzo breve ma molto intenso!, scorrevole, fluido, l’ho letto in un pomeriggio: un piccolo gioiello di questo scrittore egiziano, pubblicato nel 1972. “Voci” perché la narrazione della vicenda scorre da un punto di vista all’altro, da diverse angolazioni, da tutte le persone che la vivono, rendendo il racconto polifonico e variegato. In queste pagine si racconta l’impatto micidiale tra la cultura occidentale e quella orientale: un incontro-scontro tra la modernità la tradizione, l’emancipazione e le superstizioni popolari, l’una incarnata da una donna francese che arriva in visita ai parenti egiziani del marito, e l’altra nella famiglia di lui e in tutti gli abitanti del villaggio al-Darawish. Una piacevole sorpresa, questo Fayyad, una storia inaspettata che vi porterà molte riflessioni.
Racconto corale che da più angolature descrive lo scorrere lento e frugale della vita in una comunità egiziana le cui abitudini sono sconvolte da un evento straordinario, almeno per l’esistenza serena degli abitanti: l’arrivo di una donna dai valori e dai comportamenti europei, così distanti da quelli di un placido villaggio sulle sponde del Nilo. L’intrusione crea un misto di ammirazione, invidia, turbamento e gelosia, e sottende uno scontro fra civiltà fino a una drammatica, inaspettata conclusione. Trattandosi di “voci” di persone di cultura, generazione, livello di scolarizzazione, rango sociale e posizione economica diversi, ci si aspetterebbe che ognuno si esprimesse in conformità al proprio retroterra; il registro linguistico di ciascuno è invece colto e uniforme. Molto istruttiva la nota finale della curatrice.
Racconto eccellente che svela la distanza tra societa' piu' lontane nella cultura che nei chilometri. Si legge con piacere, e' tutto succo e il plot funziona benissimo: andrebbe percio' annoverato tra i grandi scritti contemporanei. E' un peccato, invece, che Fayyad sia quasi ignorato in Italia: forse il suo essere semplice e coinciso mentre esprime sentimenti, delusioni, drammi non si addice alla passione per le paturnie di certi intellettuali italiani. Onore quindi alla Camera d'Afflitto per aver scelto e co-tradotto questa storia; meno per la nota finale, striminzita e modesta.
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